Al suo esordio nelle aule parlamentari, il dispositivo ha retto. Sia il Senato che la Camera hanno approvato con apposite risoluzioni la richiesta, avanzata dal governo in ossequio al nuovo articolo 81 della Costituzione, di deviare temporalmente dall’obiettivo di medio termine. In sostanza, il pareggio di bilancio in termini strutturali slitta dal 2015 al 2016, per effetto delle circostanze eccezionali invocate dal governo, in primis la necessità di aumentare temporaneamente il debito pubblico per far fronte al pagamento di ulteriori 13 miliardi di debiti commerciali della Pa. Le votazioni in realtà sono state due, sia alla Camera che al Senato, la prima a maggioranza assoluta, la seconda a maggioranza semplice. Voto preliminare sullo slittamento del pareggio di bilancio, che il Senato ha approvato con 170 voti a favore, 87 voti contrari e un astenuto e la Camera con 373 ai, 114 i no e 4 astenuti. Il testo del Def
Subito dopo il via libera al Def: al Senato 156 voti a favore, 92 contrari e 2 astenuti, alla Camera 348 sì e 143 no. Palazzo Madama ha approvato due risoluzioni identiche al Def, una a firma Roberto Calderoli (Lega) non condivisa dal gruppo. A favore del rinvio del pareggio ha votato anche Sel.
Nel corso del 2014 – ha ribadito il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan – la riduzione del saldo di bilancio strutturale sarà dello 0,2%, contro lo 0,5% richiesto dalle regole europee. Il rallentamento verso l’obiettivo di medio termine viene compensato «dall’impegno del governo, a partire dal 2015, ad attuare un piano di rientro che permetta di raggiungerlo pienamente nel 2016». In sostanza, dal prossimo anno il disavanzo strutturale ricomincerebbe a diminuire di 0,5 punti percentuali, «grazie a una manovra di consolidamento interamente finanziata da riduzioni di spesa pari a 0,3 punti percentuali di Pil sull’avanzo primario». Per sostenere il piano di rientro dal debito, il Governo punta a realizzare dismissioni per circa 0,7 punti di Pil nel triennio 2014-2017. I segnali di ripresa nel 2014 vanno consolidandosi, e tuttavia la situazione del mercato del lavoro «rimane ancora difficile». Tra i fattori di perdurante criticità, Padoan cita «le condizioni di liquidità delle imprese, ancora lontane da livelli accettabili».
Nelle risoluzioni approvate da Camera e Senato, la maggioranza impegna tra l’altro il governo alla riduzione strutturale del cuneo fiscale e contributivo «gravante sui lavoratori dipendenti e assimilati a più basso reddito, anche tenendo in considerazione i carichi familiari». Il taglio dell’Irap è giudicato necessario per «dare impulso alla crescita dell’occupazione», mentre all’attuazione della delega fiscale è demandato il compito di rendere più equo e semplice il sistema tributario. Quanto ai tagli alla spesa, gli effetti non devono essere recessivi. In primo piano anche la questione degli esodati, il riordino delle forme contrattuali, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro. La maggioranza chiede altresì di riformare dal 2015 il meccanismo dei vincoli del Patto di stabilità, rilanciare gli investimenti pubblici con particolare riferimento al piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici e agli interventi contro il dissesto idrogeologico, promuovere la riattivazione del credito alle imprese e intensificare l’azione di contrasto dell’evasione fiscale.
Il Sole 24 Ore – 18 aprile 2014