Roberto La Pira (ilfattoalimentare.it). Gentile Beatrice Lorenzin pochi giorni fa in un convegno a Expo ribadiva un concetto che condividiamo da tempo riguardo l’efficienza dei controlli sanitari e sui livelli di sicurezza alimentare. Si tratta di dichiarazioni suffragate da numeri e statistiche che attestano una situazione tranquillizzante. Cito solo due dati per chiarire meglio la situazione.
È vero che i residui di anabolizzanti e sostanze vietate riscontrati nelle carni sono vicino allo zero, e anche che i campioni con residui di antiparassitari e pesticidi oltre i limiti nella frutta e nella verdura raggiungono percentuali risibili, ma indagando a fondo si scopre che il metodo analitico scelto o il criterio di valutazione risulta superato e può solo portare a risultati tranquillizzanti. In questi discorsi non si parla mai di comunicazione del rischio e di gestione dell’allerta alimentare che sono i grandi temi su cui si misura la capacità di un ministero di fare politica sanitaria e sicurezza alimentare evitando allarmismi. La vicenda dell’epidemia di Epatite A provocata dai frutti di bosco surgelati contaminanti, e prima ancora le mozzarelle blu, lo scandalo della carne di cavallo o l’influenza aviaria hanno evidenziato una totale incapacità del Ministero di gestire le situazione di crisi.
Per l’influenza aviaria a fronte di un’ipotesi di pandemia proclamata da un suo collega forse troppo distratto, si è generato il panico, mentre ricordiamo che in Italia non è morto un solo pollo! Per la frode commerciale della carne di cavallo il ministero ha brillato per l’inconsistenza dei comunicati e l’assenza di indicazioni destinate ai cittadini. Per la mozzarella blu le autorità sanitarie hanno riferito dopo troppi giorni che il problema della colorazione non era correlato a batteri pericolosi, lasciando dilagare allarmismi e paure ingiustificate. Per la questione molto più seria dell’epidemia di Epatite A causata da frutti di bosco surgelati che ha causato 1.700 ricoveri in ospedale, il primo messaggio del ministero per lanciare l’allerta ai cittadini è arrivato dopo otto mesi! E veniamo all’olio di palma, di fronte a una questione dibattuta da migliaia di persone il Ministero della salute non ha detto una sola parola e non ha intenzione di intervenire sull’argomento. Distrazione, scarsa sensibilità o incapacità di gestione?
La sin troppo evidente assenza di una strategia efficace a livello di comunicazione ormai si ripete a ogni crisi alimentare con le stesse modalità. Un’analoga situazione si riscontra sul fronte delle allerta alimentari, per cui si arriva al paradosso che ilfattoalimentare.it è il sito di riferimento per conoscere quali sono i prodotti ritirati dal mercato a causa di contaminazioni, presenza di corpi estranei o altri problemi seri. A Roma c’è un ufficio dedicato a questo settore che per un’incomprensibile scelta decisa dal suo ministero non pubblica le notizie! L’Italia – come lei dice – sarà anche la nazione principe della sicurezza alimentare ma è l’unico paese in Europa a non avere un’agenzia per la sicurezza alimentare (il governo Berlusconi nel 2009 ha stornato i fondi destinati a creare questa struttura a Foggia).
C’è di più l’Inran che era l’unica struttura pubblica che, con pochi fondi e limiti oggettivi, si occupava di sicurezza alimentare, di linee guida e di altri aspetti fondamentali per la dieta degli italiani, è stato prima depotenziato, poi affidato a improbabili direttori, e infine assorbito nel Cra ora Crea. Questa istituzione che si occupa prevalentemente di problemi di agricoltura, ha promesso il rilancio dell’Inran ma in realtà stiamo assistendo a una lenta agonia.
La fortuna degli italiani è che i controlli si fanno e probabilmente le strutture delle Asl e i veterinari svolgono un buon lavoro, ma oggi non basta. Bisogna sapere comunicare con i cittadini e fare una valutazione del rischio ogni qualvolta sorga una crisi. Di fronte ad una criticità che si sviluppa a livello nazionale o a uno scandalo alimentare serve una cabina di regia in grado di approfondire il problema, dare notizie precise e corrette e indirizzare i giornalisti e questo lo deve fare lei signora Ministro, altrimenti tutti i media si sentiranno autorizzati a raccontare solo un pezzetto di verità creando confusione e allarmismi inutili.
Roberto La Pira – Ilfattoalimentare.it – 19 luglio 2015