Lo Stato dovrà pagare le borse di studio non riconosciute ai medici specialistici veneti. Lo ha deciso il Tribunale del lavoro di Venezia con una sentenza che impone al governo il pagamento di 2,5 milioni di euro di rimborsi. La sentenza è di cinque mesi fa e i medici, da ieri, possono incassare quanto spetta loro.
L’azione legale collettiva era partita dalla Consulcensi, associazione che tutela i diritti dei medici, e affidata agli avvocati romani Cristiana Peghini, Marilù Di Buduo e Gabriele Brocchi. Sono seimila i medici che non hanno ottenuto, come da loro diritto, la borsa di studio. Il Tribunale, in primo grado, ha stabilito che era un loro diritto secondo le normative europee. L’azione legale collettiva riguarda un centinaio di medici, per le borse non ottenute dal 1982 al 1991, ma ora anche gli altri potranno fare causa sulla base di questa sentenza. Le vertenze dei medici, in materia, sono numerose e riguardano tutto il Paese.
Solo negli ultimi 12 mesi gli associati di Consulcesi hanno raggiunto la quota, veneti compresi, di 116 milioni di euro di rimborsi recuperati. Ad oggi, invece, Consulcesi ha rimborsato, sempre nell’ambito della stessa vicenda, 265 milioni di euro a favore dei camini bianchi. «La giurisprudenza su questo tipo di cause è consolidata e i giudici danno ragione ai nostri associati – spiega Massimo Tortorella, presidente di Consulcensi – Lo Stato si trova quindi costretto a esborsi sempre più ingenti, potenzialmente fino a 4 miliardi di euro, tenendo conto che i medici ancora in attesa di veder riconosciuti i loro diritti sono circa 120 mila».
Corriere del Veneto – 14 febbraio 2013