Stabilizzazioni, si riparte. Dovrebbe arrivare al prossimo consiglio dei ministri il decreto legge che apre a una nuova stagione di assunzioni dei precari pubblici dopo quella del governo Prodi: fino al 2015 le amministrazioni, nel rispetto dei vincoli finanziari esistenti, potranno decidere di fare concorsi riservati ai soli lavoratori che hanno avuto nell’ultimo decennio contratti di tipo subordinato per almeno tre anni, anche sotto forma di collaborazione. Questo prevede l’articolo 7 del provvedimento che ItaliaOggi ha avuto modo di leggere. Gli interessati sarebbero circa 120 mila in tutta Italia, esclusa la scuola che da sola ne conta altre 150 mila.
Il pacchetto di misure per favorire l’occupazione nel pubblico impiego, predisposto dal ministro della Funzione pubblica Gianpiero D’Alia, recupera alcune delle misure già previste per il cosiddetto decreto lavoro, poi escluse per estraneità di materia. Il dl, di 40 articoli, ha un raggio di azione piuttosto ampio, dai beni culturali fino alla scuola, ma è certamente la norma generale sui precari pubblici quella più attesa.
E anche più gravida di conseguenze dal punto di vista politico: le pressioni per dare un posto fisso a tutti coloro che hanno sulla carta i requisiti per accedere alla selezione dovrà fare i conti con i vincoli finanziari che restano inalterati e che restringono notevolmente la platea dei beneficiari. A regime, però, anche dopo il 31 dicembre 2015, nei concorsi che si potranno bandire la quota dei posti riservata ai precari storici sarà più alta, del 50%.
Intanto potranno essere prorogati oltre il termine dei tre anni i contratti a tempo determinato che rischiavano di dover essere cassati, mentre vengono mantenute in vita, sempre fino al 2015, le graduatorie dei concorsi già fatti e i cui vincitori sono rimasti al palo proprio per le difficoltà finanziarie ad assumere delle amministrazioni. Per consentire di ampliare la platea di chi potrà entrare a tempo indeterminato le amministrazioni potranno anche prevedere contratti part time.
Posto fisso, insomma, anche se non a tempo pieno. A regime, sono vietate assunzioni per i profili per i quali ci sono dipendenti in soprannumero ed è anzi favorita la mobilità verso i comparti dove c’è carenza di personale.
ItaliaOggi – 31 luglio 2013