Fotografie di una normale giornata veneziana: due fidanzati mangiano il kebab seduti sulla panchina, la famiglia prende la pizza e la consuma seduta sulla riva, il turista più «esigente» compra la pasta al sugo e si siede sui gradini di una chiesa. E i cestini dislocati in centro storico debordano tra bottigliette e cartoni. Venezia ha deciso di mettere un freno ai take away bloccando le nuove aperture e rendendo le regole per i negozi gia aperti più ferree. E’ la difesa del centro storico dai turisti «mordi e fuggi» e dall’uso indiscriminato della città. E’ l’operazione decoro del sindaco Luigi Brugnaro cominciata un anno fa con la delibera di impegni del consiglio comunale che va a dama con il testo votato ieri dalla giunta veneziana in accordo con la Regione, che adesso dovrà ratificare le misure.
Ca’ Farsetti così facendo va incontro agli «appunti» dell’Unesco che aveva minacciato di inserire Venezia nella «black list» dei patrimoni dell’umanità a rischio e cerca di mettere ordine a una città che a causa dei turisti in costante aumento rischia di perdere la sua autentica identità. «Si tratta di impedire l’apertura di nuove attività di vendita di cibi da asporto e imporre nuove regole a chi già opera, in modo che queste persone siano obbligate a pulire e a raccogliere gli involucri fuori dai loro negozi e mettere contenitori per i rifiuti all’esterno», aveva detto il sindaco qualche settimane fa nell’annunciare l’imminente provvedimento. In realtà il piano del Comune è più ampio e vuole andare ad intervenire anche sulle attuali attività andando a modificare il regolamento di igiene (unificando le regole di centro storico e terraferma),il regolamento per l’insediamento di attività commerciali, artigianali e di pubblico esercizio a salvaguardia di particolari ambiti di Venezia, il regolamento edilizio e quello di polizia urbana.
Potrebbe essere inserito cioè l’obbligo di avere il bagno, altezze e dimensioni minime dei locali, l’obbligo di tenere pulito attraverso l’installazione di una serie di cestini lo spazio antistante il locale, tutte misure che comunque gli uffici tecnici di Ca’ Farsetti dovranno stabilire entro un anno. Il divieto ai nuovi take away vale per tutta la città antica, comprese le isole di Murano e Burano, mentre sono escluse Lido, Pellestrina e San Pietro in Volta dove il flusso turistico è minore. Riguarda la vendita e la produzione di alimenti finalizzati al consumo in strada, escludendo le gelaterie ritenute imprese artigianali. Niente più quindi pizze al taglio, pasta al sugo da passeggio e kebab, anche perché oggi si trovano una sessantina di attività di cibo da asporto che si sommano alle centinaia di bar sparsi in tutto il territorio che vendono panini e prodotti da passeggio.
Ci è voluto un anno di confronto assiduo con la Regione per arrivare a un provvedimento che Venezia aveva votato il 4 maggio scorso, grazie a una delibera consigliare proposta dal fucsia Paolo Pellegrini. Alla fine il testo è un equilibrio tra le esigenze di Ca’ Farsetti di migliorare il decoro in centro storico e quelle di Palazzo Balbi di tenere presenti le regole della libera concorrenza. Non a caso il provvedimento (che ha recepito le prescrizioni della Regione) sarà adottato per un periodo sperimentale di tre anni fino al 31 dicembre 2021 e prevede una serie di misure di adeguamento delle attività commerciali esistenti anche al fine di evitare che le limitazioni previste si traducano in misure discriminatorie a vantaggio dei negozi già aperti.
In questo modo il Comune potrà sfruttare un doppio binario: da una parte le nuove regole, dall’altro l’intensificazione dei controlli tramite un monitoraggio continuo, grazie anche ai nuovi vigili che entreranno in servizio. Venezia diventa così un caso pilota per il Veneto, ma anche per l’Italia considerando che solo Firenze ha attuato un provvedimento simile, decidendo però di vietare ogni nuovo ristorante o minimarket dentro il perimetro del sito Unesco (il centro storico) a meno che non abbia spazi superiori a 40 metri quadrati.
Il Corriere del Veneto – 9 maggio 2018