Tagli sanità, partita da 3,3 miliardi. Nel mirino dell’Economia l’aumento del Fondo 2016 previsto per Asl e ospedali
Roberto Turno, dal Sole 24 Ore. Tutti lo sanno, ma tutti dicono (ufficialmente) di non saperne niente. Fatto sta che smentite e prese di posizione di rito che si susseguono da giorni, confermano che la preoccupazione è alta: al ministero della Salute, nei partiti di maggioranza, tra le regioni e le categorie. Il pericolo è di precipitare nello stesso vortice della manovra 2015: un nuovo taglio al Fondo sanitario (quest’anno è stato di 2 mld) magari mascherato da «mancato aumento» e da risparmi sugli sprechi senza toccare i servizi. Perché anche con la legge di stabilità 2016 rischia di ballare almeno una parte dell’aumento già in cantiere per legge delle risorse per ospedali e asl. Un aumento che per il 2016 vale ben 3,3 mld. Potenzialmente a rischio. E che non a caso è tenuto sotto stretta osservazione da parte dell’Economia a caccia disperata di risparmi.
Minori spese che in qualche modo si sommerebbero a quelle della spending review e di tutte le misure in cantiere per far dimagrire i bilanci del Ssn. Per la sanità, insomma, la partita politica nascosta nelle pieghe della prossima manovra di bilancio è intanto quella della consistenza della dotazione finanziaria per il 2016. Che a bocce ferme vale oltre 113 mld. E che difficilmente potrà subire una decurtazione totale dell’aumento di 3,3 mld, anche se via XX Settembre tiene alto il tiro. Ma che nella partita a scacchi che si annuncia fino a metà ottobre potrebbe verosimilmente chiudersi almeno a metà strada, intorno a 1,5-2 mld di taglio. Più tutti gli altri interventi che saliranno sul carro della manovra per spuntare le unghie alla spesa sanitaria. Con la ministra della Salute che frena, come ufficialmente fanno da pompieri tutti i partiti di maggioranza e ovviamente le regioni. Salvo ammettere privatamente che «è vero, il tema c’è, sarà dura. Ma altri tagli sono impossibili. Confidiamo nelle promesse di Renzi». Promesse che peraltro un anno fa sono rimaste solo sulla carta.
Ma sugli scudi è l’intero “capitolo sanità” della Stabilità. Tra nuove misure allo studio, anche avanzatissimo, e l’ormai prossima applicazione delle novità del “decreto enti locali” che ha portato tagli da 2,35 mld (che si replicheranno anche nel 2016). Non mancano del resto le novità dell’ultim’ora. Una di queste potrebbe essere un’ulteriore stretta per le centrali d’acquisto in sanità, con la prospettiva di arrivare in tempi relativamente brevi ad accorpamenti macroregionali e intanto al massimo a una per regione. Ma con l’aggiunta immediata dell’individuazione ogni anno, con un decreto ad hoc, delle categorie merceologiche coinvolte negli acquisti a prezzi bassi: un decreto che sarebbe ripetuto ogni 12 mesi allungando la lista degli acquisti su cui risparmiare sempre di più. Interventi, questi, che fanno capo al commissario per la spending review, Yoram Gutgeld, destinati ad essere meglio definiti in queste settimane. Così come dal “tavolo Gutgeld” è spuntata l’ipotesi di sottoporre a piani di rientro dal debito – proprio come le regioni sotto tutela e commissariate per i maxi disavanzi – per gli ospedali in profondo rosso. Due casi, tra i tanti, vengono citati: il debito di 100 mln del San Camillo a Roma, e, sempre a Roma, i 78 mln di perdita del Policlinico di Tor Vergata. Ma praticamente tutti gli ospedali, chi più chi meno, e non solo al Sud, sono in sofferenza finanziaria. Ecco così l’idea di prevedere dei piani specifici di azzeramento e di rientro dal rosso in un percorso di 3-5 anni. Con tanto di sanzioni indirette in caso di fallimento del programma di bonifica dei bilanci: dallo stop alle assunzioni alla tagliola sugli acquisti. Un modo pesante di metterli in mora definitiva, che difatti è visto con molta cautela nel Governo, e naturalmente dai sindacati. A entrare nella manovra, se sarà possibile cifrare i risparmi, potrebbe essere la modifica della responsabilità professionale dei medici, virando l’onere della prova sugli assistiti.
Fin qui le new entry. Ma in cantiere, e con effetto immediato, ci sono i tagli per beni e servizi. Il decreto in dirittura d’arrivo che eliminerà 180 prestazioni. Per fine mese il nuovo Prontuario dei farmaci che dovrebbe far risparmiare 125 mln quest’anno e circa 500 mln nel 2016. Tutti risparmi che resteranno in sanità? Il dubbio c’è. E poi, finirà qui? Si vedrà. A scanso di equivoci, il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, mette le mani avanti: «Abbiamo già dato, non ci aspettiamo altri tagli. Il Governo guardi altrove».
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 9 settembre 2015