Tutto rinviato alla prossima settimana. Chiamparino: “Condivisione sui 4/5 della nostra proposta”. Sembra ormai inevitabile la rinuncia delle Regioni ai 2 mld di aumento del Fsn 2015. Ma il Governo non è ancora convinto sulle modalità. Baretta (Economia): “Tagli in sanità sembrano inevitabili ma non dovranno incidere su prestazioni. Bisognerà definirne natura”.
Slitta l’intesa tra Governo e Regioni sui tagli previsti dalla legge di Stabilità. Le controparti si rivedranno la prossima settimana con l’Esecutivo che ha accettato di non valutare in modo perentorio il termine per l’accordo fissato per il 31 gennaio. Per la sanità sembra confermata la rinuncia all’aumento dei 2 miliardi di fondo. “Abbiamo ancora qualcosa da approfondire e ci siamo presi una settimana di tempo con la rassicurazione da parte del Governo che il termine del 31 gennaio non sia usato in modo perentorio. C’è condivisione sui 4/5 della proposta. Ha detto al termine della Conferenza Stato Regioni il presidente delle Regioni, Sergio Chiamparino.
Fiducia su una possibile intesa anche da parte del Governo anche se la rinuncia all’aumento del Fsn sembra essere un boccone amaro da digerire. Il “problema è la natura dei tagli e c’è da trovare la quadra perché dobbiamo tutelare le fasce più deboli”, ha sottolineato il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta uscendo dalla Conferenza Stato Regioni. “I tagli alla sanità – ha specificato – sono in parte inevitabili viste le dimensioni complessive, ma non vogliamo che incidano sulle prestazioni. Non possiamo accettare questo presupposto”. La sanità è quindi ancora una dei nodi principali da sciogliere. E nonostante Baretta ricordi come il “il Governo sia contrario”, in ogni caso “si può tagliare in sanità ma senza penalizzare le fasce più deboli”. Baretta non entra nei particolari ma sottolinea per esempio che eventuali riduzioni potrebbero esserci “sull’edilizia sanitaria”. In ogni caso il sottosegretario si è detto “abbastanza fiducioso” sull’esito della trattativa perché si è “fatto un buon percorso fino ad ora”.
Per il coordinatore degli assessori al Bilancio delle Regioni Massimo Garavaglia “il taglio al Fondo sanitario è già scritto nella Legge di Stabilità dal momento che è stata tolta la parola “eventualmente”. E per quanto riguarda l’entità “ad occhio” dovrebbero essere 2 miliardi.
Le Regioni: “Rinunciamo ad aumento Fondo sanitario 2015”. Ma il Governo è dubbioso e l’intesa non è scontata
In cambio della rinuncia ai 2 miliardi previsti dal Patto le Regioni pongono due condizioni all’Esecutivo: “Rivedere Patto verticale e ridiscutere il Fondo sanitario nella prossima legge di Stabilità alla luce dei nuovi Lea e ticket”. Oggi in Conferenza Stato Regioni si deve chiudere la partita ma il Governo ha espresso dubbi “tecnici” sulla proposta regionale.
Le Regioni sono pronte a rinunciare all’aumento del Fondo sanitario 2015 ma pongono al Governo alcune condizioni in vista della Conferenza Stato Regioni di domani che dovrebbe chiudere la partita dei tagli decisi nella Legge di Stabilità (4 miliardi a cui si devono sommare 1,250 mld delle manovre Monti e Letta). Se la proposta regionale non dovesse trovare l’assenso del Governo, a quel punto sarà proprio l’Esecutivo a decidere dove tagliare le risorse.
“Siamo consapevoli che nella legge di Stabilità ci sono riduzioni di risorse importanti – ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino al termine della conferenza dei presidenti – e ora attendiamo la risposta del Governo sulla nostra proposta, soprattutto sul Patto verticale in modo da poterlo utilizzare non solo per estinguere il debito ma anche per ridurlo”. “Siamo in una fase di riduzione del danno – ha specificato poi Chiamparino – e la nostra proposta non è a cuor leggero e intende salvare le politiche più sociali e che ricadono su materie più sensibili per le famiglie come l’assistenza ai disabili, il diritto allo studio, gli anziani e la domiciliarità”.
“Sulla sanità – ha specificato – facendo mille sforzi possiamo cercare di farci bastare quello che è il livello attuale anche per il 2015 ma a condizione che se ne torni a discutere nella prossima legge di Stabilità anche alla luce della rimodulazione dei ticket e della ridefinizione dei Lea dove s’implementano alcune prestazioni”.
In ogni caso per Chiamparino “le condizioni per un’intesa ci sono” e l’appuntamento in Stato Regioni è fissato per le ore 12 di domani. “Se non si raggiungerà un accordo – ricorda però – non ci sarà l’intesa è sarà il Governo a decidere dove tagliare sulla base del pil e della popolazione di ogni Regione”.
Sullo stato della trattativa con il Governo è intervenuto anche il presidente della Campania e vicepresidente delle Regioni, Stefano Caldoro che ha evidenziato che “ieri sera c’è stata un’apertura del Governo, sia del sottosegretario Delrio che del Ministro dell’economia, che ha dato indicazioni su alcuni approfondimenti da fare per trovare un’intesa, che poi è l’obiettivo di tutti. Oggi invece, c’è più preoccupazione, perché alcuni approfondimenti tecnici non ci danno buoni riscontri”.
Ma se la proposta delle Regioni dovesse essere accettata dal Governo dove si taglierà? Oggi dai presidenti non è trapelato nulla. Ma se si torna alla proposta del cosiddetto “Lodo Chiamparino” del dicembre scorso, quando le Regioni hanno provato a intervenire sul testo della Stabilità prima della sua approvazione, i settori da “tagliare” indicati all’epoca erano sostanzialmente i beni e servizi e la farmaceutica.
Ma il Veneto dice no e non vota. Zaia: “solo tagli insensati”
La Regione ribadisce il suo no ai tagli della Legge di Stabilità e oggi ha deciso di non partecipare al voto in conferenza. “E’ la legge di uno Stato che non sa che pesci pigliare”. “Il Veneto è stata l’unica Regione ad uscire dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, riunita oggi a Roma in seduta straordinaria, non partecipando al voto in merito all’intesa sulla Legge di stabilità 2015”. Così, l’assessore regionale al bilancio Roberto Ciambetti ha voluto esprimere in maniera evidente la contrarietà del Veneto ai tagli previsti per le Regioni nella normativa.
“Siamo inoltre convinti – ha sottolineato Ciambetti – che questa Legge di stabilità, sottoposta all’esame delle Regioni, contenga tutta una serie di articoli e di commi incostituzionali. Pertanto, coerentemente con questa nostra posizione, non ho voluto partecipare a nessuna espressione di voto e sono uscito. In ogni caso, faremo ricorso alla Corte Costituzionale”.
“E’ la legge di uno Stato che non sa che pesci pigliare – commenta il presidente della Regione Luca Zaia – e punta solo a tagli insensati in modo da far aumentare a Enti Locali e Regioni il livello di tassazione, che è già a livelli insopportabili. E’ chiaro fin d’ora che con una legge come questa non si incentiva nessuna ripresa, né ci si può attendere che vengano risistemati i conti pubblici, ma solo tagli che ricadranno sulla testa dei cittadini, mettendo a rischio anche servizi fondamentali come quelli della sanità”.
QS – 28 e 29 gennaio 2015