Una presunta tangente di 500.000 euro per un appalto da 198 milioni: è questa una delle due accuse di corruzione alla base della richiesta di condanna a 6 anni e 6 mesi per l’ex ministro agli Affari Regionali Raffaele Fitto, parlamentare del Pdl.
L’ex presidente della Regione Puglia, oggi capolista alla Camera in Puglia nelle liste del Pdl, è anche accusato di peculato, illecito finanziamento ai partiti e di due episodi di abuso d’ufficio. «Sono scioccato e senza parole per l’abnormità della richiesta», reagisce l’ex ministro, che sottolinea che «dopo ben otto anni di processi» ha «collezionato solo assoluzioni e proscioglimenti», e annuncia di voler fare dichiarazioni ai giudici in aula il 25 gennaio. Fitto è uno dei 30 imputati per 27 dei quali l’accusa ha chiesto condanne a pene comprese tra gli otto anni e i tre mesi di reclusione. Tra i nomi noti spicca quello di Giampaolo Angelucci, il re delle cliniche romane, editore e immobiliarista per il quale sono stati chiesti quattro anni e sei mesi per corruzione e illecito finanziamento ai partiti. I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2005 quando Fitto era presidente della Regione Puglia e riguardano l’esistenza di un presunto accordo illecito finalizzato ad assicurare alla società “Fiorita” le concessioni di servizi di pulizia, sanificazione ed ausiliariato da parte di enti pubblici e di Asl pugliesi, e l’affidamento di un appalto da 198 milioni di euro per sette anni a una società di Angelucci per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite (Rsa). Per vincere questo appalto – secondo l’accusa – Angelucci versò al movimento politico creato da Fitto per le regionali dell’aprile 2005, “La Puglia prima di tutto”, una tangente di 500.000 euro. Da qui anche l’accusa di illecito finanziamento ai partiti.
Il Mattino di Padova – 22 gennaio 2013