Francesco Grignetti. Il governo ci prova sul serio a invertire la rotta nella Terra dei Fuochi. È di ieri un decreto che in quattro mosse prepara la riscossa dello Stato contro chi sta massacrando i campi tra Caserta e Napoli: classificazione di quali siano i suoli coltivabili e quali no; finanziamento e semplificazione delle procedure per eseguire le bonifiche; nuovo reato di combustione illecita di rifiuti, punibile da 2 a 5 anni se sono rifiuti generici, da 3 a 6 anni se vengono incendiati rifiuti pericolosi, e sequestro dei mezzi utilizzati per il traffico di rifiuti; flusso delle informazioni dalla magistratura agli enti locali per mettere in sicurezza nuovi terreni di cui si scopra la contaminazione.
Ci sarà anche la possibilità di usare i militari. «Il decreto afferma un principio fondamentale: la tutela dell’ambiente è tutt’uno con lotta alla criminalità organizzata», commenta il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Il decreto prevede che entro 150 giorni tutti i terreni siano controllati, con perimetrazione delle aree agricole interessate e inserimento dei titolari nella lista «No food». Un passo fondamentale per infondere fiducia nei consumatori che attualmente respingono in blocco i prodotti agricoli che provengono dalla Campania. E infatti, secondo il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, questo «non è un punto di arrivo, ma un inizio».
Tra governo e Regione Campania c’è intesa sulla linea dura, tanto è vero che ai lavori di palazzo Chigi ieri ha partecipato anche il Governatore Stefano Caldoro. E così nasce un nuovo reato. «La necessità dell’incriminazione – è la spiegazione del governo – scaturisce dall’inadeguatezza dell’attuale sistema sanzionatorio che inquadra l’illecita combustione dei rifiuti quali violazioni prive di rilevanza penale».
La strada del carcere era già stata intrapresa nel 2006, quando il governo Berlusconi varò il reato di «abbandono di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata». Reato dagli esiti alterni. Ogni tanto a Napoli viene arrestato qualcuno che abbandona il frigorifero per strada, poi la nebbia per anni. Ma ora il pericolo per la salute è serissimo. «Incluso il rischio di ricadute al suolo di diossine».
Il decreto è stato accolto favorevolmente dai cittadini che vivono nella Terra dei Fuochi. «Ben venga la repressione – commenta don Maurizio Patriciello, il prete diventato simbolo della ribellione dei cittadini – ma ora serve la mappatura delle terre inquinate. E servono interventi a monte: leggi in grado di bloccare il fenomeno degli sversamenti abusivi sulle nostre terre di rifiuti provenienti da tutto il territorio italiano». Il magistrato Raffaele Cantone, però, non nasconde il suo pessimismo: «Le comunicazioni alle autorità politiche, amministrative e istituzionali sono già previste dal codice di procedura penale, ma la maggior parte delle comunicazioni che abbiamo fatto quando lavoravo in procura non sortivano effetti. Pensare che comunicare al sindaco che un pentito ha ammesso di aver sotterrato rifiuti in una determinata zona possa cambiare il corso delle cose, mi sembra una cosa ridicola».
La Stampa – 4 dicembre 2013