Le tredicesime dei dipendenti pubblici, ma anche quelle dei pensionati, potrebbero essere parzialmente congelate con un meccanismo progressivo in base al reddito. Il piano del governo, concepito già a giugno come misura di emergenza e poi non inserito nel decreto sulla revisione della spesa, potrebbe ora finire nel provvedimento in preparazione per agosto, finalizzato a evitare definitivamente l’aumento delle aliquote Iva; provvedimento che avrebbe comunque anche un valore simbolico in una fase così turbolenta per i titoli di Stato italiani. La decisione non è stata ancora presa e sarà valutata con molta attenzione, per gli inevitabili effetti depressivi che ne deriverebbero. L’allarme è stato lanciato ieri da Confesercenti, che in un proprio comunicato ha fatto riferimento a «voci insistenti» in proposito, chiedendo al governo una chiara smentita.
Alla fine, oggi pomeriggio, la smentita del Governo sull’ipotesi di blocco delle tredicesime è arrivata. Fonti di palazzo Chigi hanno smentito che «sia mai stata presa in considerazione» l’ipotesi di un «blocco delle tredicesime dei dipendenti pubblici e dei pensionati prospettate da un’associazione di categoria». Le stesse fonti sottolineano che «alimentare l’allarmismo sociale rischia di causare un duplice danno: sia per l’organizzazione che ha diffuso questa ipotesi, in quanto si rischierebbe un possibile blocco dei consumi; sia per la tenuta dell’economia».
Secondo l’organizzazione dei commercianti la misura potrebbe valere dagli 8 ai 16 miliardi (in base alle modalità di applicazione, al 50 per cento oppure totale). Almeno la metà di queste somme sarebbe di fatto sottratta ai consumi e dunque all’economia.
Il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi, interpellato in proposito, si era ieri detto all’oscuro di tutto. «Lo apprendo dalle agenzie» ha spiegato. Dal governo non sono giunte altre prese di posizione. Un intervento sulle tredicesime dei dipendenti pubblici era stato studiato nell’ambito della preparazione del decreto sulla spending review. Poi l’esecutivo si era accontentato, per così dire, del taglio degli organici, della conferma dei limiti alle assunzioni e sul tetto ai buoni pasto. Misure che hanno un impatto finanziario limitato, anche se la prima potrebbe rappresentare, almeno sulla carta, la premessa di una profonda riorganizzazione del lavoro pubblico.
Il parziale congelamento invece porterebbe un beneficio immediato, anche se magari non quello ipotizzato da Confesercenti: sostanzialmente si tratterebbe di rinviare a tempi migliori (2-3 anni) il versamento di una parte di quanto dovuto, con una percentuale crescente in base al reddito. Potrebbe essere preso in considerazione anche un pagamento in titoli di Stato. La novità rispetto alle ipotesi di giugno sarebbe il coinvolgimento dei pensionati, novità non da poco perché la posizione nello Stato nei loro confronti è diversa da quella di un datore di lavoro.
Al momento la posizione del governo resta quella espressa anche dal premier Monti, secondo cui anche di fronte alle nuove e fortissime tensioni sui mercati non ci sarà una manovra aggiuntiva, nel senso di un provvedimento finalizzato a garantire i conti pubblici agli occhi degli osservatori internazionali. C’è però da completare l’opera avviata con il decreto tuttora all’esame del Senato, che cancellava sì l’incremento dell’Iva fino al prossimo 30 giugno, ma rinviava poi a nuove misure per reperire i 6,5 miliardi necessari a scongiurare una volta per tutte il ritocco delle aliquote. I soldi dovranno arrivare da ulteriori interventi di razionalizzazione strutturale della spesa e dalla revisione delle agevolazioni fiscali, secondo lo schema già predisposto dalla commissione di studio guidata dall’attuale sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani. A conferma di questa scelta, lunedì era arrivata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, l’indicazione di un probabile stralcio di questo capitolo dal disegno di legge delega sul fisco.
Dunque è ormai quasi certo che le novità saranno approvate con decreto legge entro agosto, invece di attendere la legge di stabilità. Se alla fine sarà giudicata necessaria, anche la stretta sulle tredicesime potrebbe finire nello stesso provvedimento, anche se in teoria c’è tempo fino all’autunno.
Il Messaggero – 25 luglio 2012