Secondo il Consiglio di Stato quegli straordinari erano stati pagati a dirigenti medici e personale dell’Uls prelevando risorse da un fondo indebito, e ora le somme erogate devono essere restituite. E il bubbone di una storia vecchia di oltre venti anni, che covava sotto la cenere già dal 2010, da quando cioè la sentenza ha disposto che i soldi dovevano essere restituiti, ora è esploso come una bomba: almeno 150 medici e decine di dipendenti che hanno lavorato per la disciolta Usl 12 Sinistra Piave fra il 1983 e il 1994, stanno ricevendo le lettere dell’Ulss 7 di Pieve di Soligo, un atto peraltro dovuto, con la notifica dell’avvio del procedimento del recupero. Ognuno di questi attori è chiamato a restituire alle casse dell’azienda sanitaria cifre comprese fra i 10mila e i 50mila euro.
Comprensivi di rivalutazione monetaria e interessi, a seconda dei ruoli ricoperti all’epoca: medico, infermiere o dipendente amministrativo. In tutto 9 milioni di euro, ovvero 18 miliardi delle vecchie lire. Questo sulla carta, perché il pasticcio è inestricabile a tal punto che lo stesso Consiglio di Stato ha riconosciuto la difficoltà delle questioni trattate invitando l’Usl, una volta tornata in possesso del denaro, a retribuire comunque gli straordinari svolti, pur lasciando indeterminato il criterio operativo per farlo.
La vicenda ha gettato nello scompiglio il mondo dei medici che prestarono servizio nella disciolta Usl 12 anche perché le lettere non stanno arrivando solo ai professionisti ancora in attività, ma anche ai pensionati e perfino agli eredi di coloro che nel frattempo sono morti.
Il riassunto dei fatti: tra il 1983 e il 1994, l’allora Usl 12 chiese ai professionisti, su base volontaria, un surplus orario di circa 10 ore settimanali per far fronte alle emergenze. E l’adesione fu massiccia, anche perché conveniente. Ma gli amministratori avrebbero utilizzato per il pagamento degli incentivi un fondo sbagliato, come ha scoperto in seguito la Regione. Quando nel 1994 scattò la riforma delle Asl territoriali, la gestione liquidatoria dell’Usl 12, ovvero l’ufficio preposto a vagliare la gestione patrimoniale della disciolta Usl 12, presentò ricorso per ottenere indietro i soldi indebitamente versati ai dipendenti dalla precedente amministrazione. Un contenzioso chiuso in pratica nel 2010 e all’apparenza senza margini di mediazione: la sentenza dice che quei 18 miliardi di lire di straordinari dovranno essere restituiti e con gli interessi.
La vicenda contiene in sé parecchi elementi grotteschi perché non si chiuderà con la restituzione dei soldi ricevuti, sui quali negli anni sono state pagate anche le tasse, cosa che già di per sè appare improponibile. Tutto il personale che dovrà restituire i soldi di quel periodo, in un secondo momento dovrebbe vederseli nuovamente riconoscere. Ovvero: l’Ulss da una parte riceverà indietro i soldi ma dall’altra dovrà comunque pagare, come dice la sentenza del Consiglio di Stato, il lavoro straordinario svolto dal personale a cui quel denaro viene richiesto. Tuttavia le incognite sono molte, a cominciare dai criteri operativi della restituzione.
Il Gazzettino – 5 maggio 2013