Torna dal viaggio a Santo Domingo con il virus chikungunya: a Preganziol scatta l’allarme per questo tipo di febbre tropicale trasmessa dalle zanzare infette. Non appena dall’ospedale Ca’ Foncello è arrivata la conferma della diagnosi, nel quartiere residenziale di via Matteotti, dove vive la quarantenne affetta da chikungunya, è scattata la disinfestazione dalle zanzare tigri, principale vettore di trasmissione del virus.
Tra il tardo pomeriggio di venerdì e la mattinata di ieri si è svolto il primo intervento coordinato dal Comune e dal Dipartimento di prevenzione dell’Usl 9, per domani è prevista una ulteriore disinfestazione nella zona. Dall’azienda sanitaria trevigiana tuttavia arrivano rassicurazioni. «Si tratta di una malattia poco pericolosa, la possibilità che si diffonda è bassa ma è comunque corretto procedere secondo protocollo con le disinfestazioni» spiega il dottor Mauro Ramigni, medico del Dipartimento di prevenzione dell’Usl 9 coordinato dal dottor Giovanni Gallo. Inevitabile, per contro, l’apprensione tra i residenti che, informati del caso nel pomeriggio di venerdì direttamente dal sindaco Paolo Galeano assieme al personale dell’Usl e alla polizia locale di Preganziol, hanno dovuto aprire i propri giardini per i trattamenti garantendo la massima collaborazione. Lo stesso sindaco ha firmato un’ordinanza che è stata affissa lungo le strade interessate. Il raggio d’azione della disinfestazione è di circa cento metri da via Matteotti. Oltre ai giardini di case e condomini, sono state trattate con un atomizzatore le aree pubbliche tra cui il parco di Santa Barbara, i campi da tennis e per sicurezza anche il giardino delle scuole medie Foscolo che pure è più distante. «Il trattamento a base di piretoidi è lo stesso che si usa comunemente contro le zanzare tigri. Qualora la donna malata sia stata punta mentre era a Preganziol da una zanzara tigre, infatti, questa potrebbe essersi infettata e, a sua volta, pungere qualcun altro e quindi trasmettere la malattia», chiarisce il dottor Ramigni spiegando il meccanismo teorico di contagio. Ecco perché la disinfestazione è finalizzata a eliminare le zanzare tigri adulte. All’azione adulticida è stata affiancata quella larvicida con le pastiglie inserite in caditoie e tombini. Domani il bis. La donna colpita da chikungunya è stata in viaggio per un mese nella Repubblica Dominicana. In questo Stato, così come in altri dei Caraibi, è in corso una epidemia violenta del virus che, spiegano dal Dipartimento di prevenzione, provoca febbre medio-alta, con temperature superiori ai 38,5 gradi, e soprattutto dei fortissimi dolori articolari: non a caso il nome chikungunya in lingua swahili significa “che contorce”. La fase acuta dura da una settimana a 10 giorni, preceduta da una incubazione anche di 15 giorni. La donna ha contratto il virus perché punta da una zanzara infetta durante l’ultima parte del soggiorno a Santo Domingo ed è rientrata a Preganziol il 27 agosto. Dopo qualche giorno, non riuscendo a capire l’origine della febbre sommata ai fortissimi dolori alle articolazioni, si è rivolta al Ca’ Foncello. Sono scattati il ricovero e gli accertamenti: attraverso specifiche analisi del sangue i medici del reparto di Malattie infettive sono stati in grado di fare la diagnosi, arrivata venerdì mattina. È quindi scattato il protocollo: l’Usl ha segnalato al sindaco il manifestarsi di un caso di chikungunya in una residente ed è stata organizzata la disinfestazione. La donna è stata ricoverata in ospedale quattro giorni e adesso, dopo le opportune terapie, è in fase di miglioramento.
L’Usl 9. «Caso molto raro nella nostra Usl»
Le statistiche dell’Usl 9 sulle “malattie del viaggiatore” dicono che l’incidenza di casi di chikungunya è bassissima: in media i pazienti malati sono circa uno all’anno. «E solo una volta in Italia, precisamente in Romagna, si è verificata una epidemia, con la malattia contratta da una persona all’estero e poi diffusasi nella zona del nostro Paese attraverso le punture della zanzara tigre», spiega il dottor Mauro Ramigni del Dipartimento di prevenzione dell’Usl 9. Se la casistica di questo tipo di febbre tropicale al momento è bassissima rispetto ad altre “malattie del viaggiatore”, potrebbe non essere così nel prossimo futuro: «Ci attendiamo un aumento dei casi di viaggiatori che tornano con la chikungunya: le epidemie si stanno diffondendo in zone del mondo che sono parecchio frequentate, come a esempio la Repubblica Dominicana», continua il dottor Ramigni. Intanto, nell’ordinanza comunale sono elencate le precauzioni da adottare nel corso della disinfestazione che verrà ripetuta domani: le persone e gli animali domestici devono restare chiusi in casa, gli impianti di ricambio d’aria vanno spenti, frutta e verdura dagli orti devono essere raccolte prima del trattamento, altrimenti si raccomanda di attendere 15 giorni prima di consumare i prodotti della terra, lavandoli accuratamente e sbucciandoli. Mobili e suppellettili che sono stati irrorati devono essere puliti indossando i guanti. In caso di contatto accidentale con l’insetticida, basta lavare la parte interessata con acqua e sapone.
La Tribuna di Treviso – 9 settembre 2014