A fine luglio i festeggiamenti per aver chiuso, per il quarto anno consecutivo, il bilancio consuntivo della sanità veneta in attivo: 4,3 milioni di utile nel 2013. A distanza di un mese però i nodi vengono al pettine: quel risultato è frutto dell’ennesima manovra di ripiano compiuta dalla Regione per rimediare ai conti in rosso di nove aziende. Che adesso sono finite nella lista delle strutture sottoposte dalla giunta Zaia a piano di rientro triennale 2014/2016: si tratta dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata e dell’Usl 20 di Verona (rispettivamente 10.985.000 e 11.781.251 euro da ripianare), dell’Azienda ospedaliera e dell’Usl 16 di Padova (in rosso per 2.180.000 e 15.889.180 euro), delle Usl di Belluno (2.924.059), Venezia (9.877.717), Chioggia (5.992.051), Rovigo (7.888.297) e San Donà (3.170.145).
A stabilirlo è stata una commissione tecnica istituita dalla Regione per il monitoraggio periodico dei conti delle Usl e anche dell’attuazione delle azioni concordate con le stesse realtà in piano di rientro per mettersi in regola. «Queste ultime riceveranno un finanziamento utile a garantire i maggiori costi, ma decrescente nel triennio 2014/2016, fino al conseguimento della performance attesa — scrive l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, nella delibera dedicata —. La scelta di finanziare le azioni di rientro è dovuta all’opportunità di accompagnare e monitorare le aziende, con l’obiettivo di ottenere un miglioramento del risultato economico attraverso una razionalizzazione della spesa e/o un aumento della produttività delle risorse a disposizione. L’importo stabilito verrà erogato trimestralmente».
«Ma c’è una netta disparità di trattamento tra le nove aziende — denuncia Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Pd — mentre quelle veronesi ricevono soldi non solo per ripianare ma anche per investire nel potenziamento dell’attività assistenziale, per quelle padovane sono previsti solo sacrifici. L’Azienda ospedaliera vede il rientro dell’Odontoiatria e la spending review anche sulla manutenzione, all’Usl 16 va pure peggio. Taglia il sociale: 125 mila euro vengono sottratti al trasporto disabili, un milione ai servizi residenziali e un altro ai centri diurni per disabili psichici gravissimi. Ma perchè?». Per contro, l’Azienda ospedaliera di Verona avrà: una nuova attività di alta specializzazione, cioè interventi con ultrasuoni focalizzati; il completamento dell’informatizzazione; il potenziamento della Chirurgia del pancreas, della Chirurgia epatobiliare e della Neurochirurgia. L’Usl 20 potrà sviluppare servizi territoriali per contenere l’ospedalizzazione e migliorare la presa in carico dei pazienti non acuti e riorganizzare la Rsa di Cologna Veneta.
Sanità veronese, più servizi per ripianare i conti in rosso Azienda ospedaliera e Usl 20, deficit da oltre 22 milioni
Partiamo dalla cattiva notizia. L’Azienda ospedaliera universitaria integrata (Aoui) e l’Usl 20 di Verona figurano nell’elenco delle nove strutture sanitarie alle quali la Regione ha imposto un piano di rientro triennale 2014/2016 dal disavanzo di bilancio, insieme all’Azienda ospedaliera di Padova (in rosso per 2.180.000 euro) e alle Usl di Belluno (2.924.059), Venezia (9.877.717), Chioggia (5.992.051), Padova (15.889.180), Rovigo (7.888.297) e San Donà (3.170.145) .
L’Aoui guidata da Sandro Caffi deve ripianare 10.985.000 euro: 1.084.500 quest’anno, 1.396.500 nel 2015 e 8.414.000 nel 2016. L’Usl 20 coordinata da Maria Giuseppina Bonavina è chiamata a rientrare di 11.781.251 euro, però in due anni. Il grosso, cioè 10.847.109 euro, deve andare a pareggio entro il 31 dicembre prossimo, mentre gli altri 934.142 euro rappresentano il balzello finale da coprire l’anno prossimo. In tutto, il piano per le nove aziende venete prevede un rientro di 70.597.701 euro, di cui 22.676.251 euro a carico delle due realtà scaligere.
Che però, ecco il lato positivo della medaglia, riceveranno dalla Regione i soldi non solo necessari a rimettere i conti in ordine ma utili anche a investire nel potenziamento dell’attività assistenziale. Per l’Azienda ospedaliera sono infatti previste: una nuova attività di alta specializzazione, cioè interventi con ultrasuoni focalizzati; il completamento dell’informatizzazione; il potenziamento della Chirurgia del pancreas, della Chirurgia epatobiliare e della Neurochirurgia. L’Usl 20 potrà invece sviluppare strutture e servizi territoriali per contenere l’ospedalizzazione e migliorare la presa in carico dei pazienti non acuti e riorganizzare la Rsa di Cologna Veneta. A stabilire tutto ciò è stata una commissione tecnica istituita dalla Regione per il monitoraggio periodico dei conti delle Usl e anche dell’attuazione delle azioni concordate con le stesse realtà in piano di rientro per mettersi in regola. «Queste ultime riceveranno un finanziamento utile a garantire i maggiori costi, ma decrescente nel triennio 2014/2016, fino al conseguimento della performance attesa — scrive l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, nella delibera dedicata —. La scelta di finanziare le azioni di rientro è dovuta all’opportunità di accompagnare e monitorare le aziende, con l’obiettivo di ottenere un miglioramento del risultato economico attraverso una razionalizzazione della spesa e/o un aumento della produttività delle risorse a disposizione. L’importo stabilito verrà erogato trimestralmente».
«A differenza delle Usl, che ricevono dalla Regione fondi a seconda delle quote capitarie, le Aziende ospedaliere si mantengono con la produzione di attività — spiega Sandro Caffi, direttore generale dell’Aoui —. Ecco dunque l’importanza di abbinare la razionalizzazione necessaria a rientrare dal disavanzo, per esempio attraverso il risparmio energetico o la riorganizzazione dei servizi che ovviamente non tocchiamo, con investimenti mirati a raggiungere nuovi risultati. Il nostro compito è di fornire servizi di alta specializzazione e peculiari, che appunto necessitano di dotazioni e interventi correttivi. L’obiettivo è di rispettare il programma concordato serenamente con Palazzo Balbi anche tramite prestazioni ben remunerate dal sistema ma sempre gratuite per il paziente».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 3 settembre 2014