Dopo Bologna, Varese, Gallarate, anche il Veneto ha registrato i primi casi sospetti di ebola, la febbre emorragica grave che sta affliggendo l’Africa, dall’esordio improvviso e il decorso acuto, caratterizzata da emorragie, sanguinamenti, petecchie, epistassi. A due giorni dall’invio a tutte le Ulss del Veneto delle stringenti linee-guida regionali per fronteggiare un ipotetico contagio. in Azienda ospedaliera di Padova ieri il protocollo è scattato in tutta la sua completezza di fronte a due pazienti, un nigeriano e un istriano, colpiti da febbre alta e con sintomi dubbi. Messi inisolamento in stanze singole, i due sono stati oggetto di approfondimenti diagnostici serrati. A quanto è risultato i due pazienti sono affetti da malaria. L’attenzione rimane comunque molto alta.
Il Settore Igiene Pubblica e Prevenzione della Regione ha realizzato, con il supporto di un gruppo di esperti, il protocollo contenente le prime indicazioni operative di risposta regionale per la prevenzione e le eventuali tipologie di intervento
«Non si tratta di allarmismo ma di sacrosanta attenzione alla salute dei veneti che ho il compito costituzionale di tutelare in ogni modo e in ogni forma», ha detto il governatore Luca Zaia «insieme alle task force istituite nelle settimane scorse, questo protocollo completa un ventaglio di azioni di prevenzione e di profilassi». Il documento, contiene anche indicazioni utili per i viaggiatori diretti nelle zone colpite.
Ai viaggiatori si raccomanda di:
• evitare il contatto con malati e/o i loro fluidi corporei e con i corpi e/o i fluidi corporei di pazienti deceduti;
• evitare contatti stretti con animali selvatici vivi o morti;
• evitare di consumare carne di animali selvatici.
Il protocollo fornisce la definizione di caso e classifica il rischio di contrarre la malattia a seconda del tipo di esposizione, con particolare riferimento al rischio derivante dai viaggi verso i Paesi interessati dall’epidemia. Vengono poi illustrate le tipologie di intervento che devono essere attivate a fronte dei casi sospetti (possibili e probabili) anche in riferimento alla diagnosi differenziale con le altre malattie infettive febbrili di importazione quali la malaria.
Sono stati previsti percorsi di sicurezza per la gestione in ambiente specialistico dei casi probabili e confermati incluso l’invio dei campioni biologici ai centri di riferimento nazionale per la conferma laboratoristica.
I Dipartimenti di prevenzione sono stati allertati per coordinare la rete di sorveglianza sanitaria inclusa la gestione degli eventuali contatti e più in generale la gestione di ogni forma di allerta inerente la malattia
“Tale malattia – specificano gli esperti del Veneto – si trasmette attraverso il contatto diretto con fluidi biologici (sangue infetto, secrezioni, tessuti, organi o altri fluidi corporei di persone o animali infetti vivi o morti). Si manifesta dopo un periodo di incubazione che varia dai 9 ai 21 giorni, con febbre elevata, mialgia, vomito, diarrea e cefalea e nella fasi terminali anche con emorragie. Non è ancora stata dimostrata la trasmissione per via aerea. L’OMS non raccomanda nessuna restrizione per i viaggi di cose e persone da e per i Paesi che sono coinvolti nell’epidemia, in quanto vi è un rischio di trasmissione estremamente basso nei comuni rapporti relazionali”.
Cnc Atlanta. «Ebola fuori controllo»: l’allarme degli epidemiologi Usa
«Abbiamo già assistito a epidemie di Ebola. Questa però è la prima che si allarga a molti Paesi e apparentemente è fuori controllo». Parola di Thomas Frieden, il direttore dei Centers for disease control and prevention (Cdc) di Atlanta.Intervistato dalla Cnn, Frieden ha aggiunto che ora l’epidemia «è grave, peggio di quanto mostrano i numeri e sta per peggiorare nel prossimo futuro». L’opportunità di cambiare rotta si sta chiudendo, «ma non è ancora chiusa»: è cruciale muoversi subito, in fretta, entro le prossime settimane. Mentre l’Onu ripete che non possiamo permetterci di perdere la battaglia contro la malattia, un altro medico missionario americano è risultato positivo al virus a Monrovia, in Liberia. Se il caso fosse confermato, sarebbe il terzo dopo il collega e la missionaria trattati con il farmaco sperimentale ZMapp e guariti dopo il ricovero all’Emory University Hospital di Atlanta.
Iniziano i test del vaccino sull’essere umano
Proprio questa settimana comincia la sperimentazione nell’essere umano del vaccino messo a punto da GlaxoSmithkline e da Niaid con lo zampino di cervelli italiani, finora testato soltanto sugli scimpanzè. I ricercatori hanno ottenuto dalla Food and drug administration il via libera a procedere. Prima il preparato sarà somministrato a tre persone sane, per verificare eventuali effetti negativi, poi a un piccolo gruppo di volontari tra i 18 e i 50 anni. Mentre il Giappone ha messo a punto un test rapido per stanare il virus, giovedì e venerdì a Ginevra si riuniranno più di 150 esperti e ricercatori per fare il punto generale sullo stato di sviluppo dei trattamenti sperimentali disponibili.
L’allarme lanciato da Frieden fa il paio con quello della presidente di Medici senza frontiere, una delle organizzazioni non governative più presenti in Africa occidentale, dove l’epidemia sta dilagando (da dicembre 2.600 contagi e 1.500 decessi in Liberia, Guinea, Sierra Leone e Nigeria). «Il mondo sta perdendo contro la peggiore epidemia di Ebola mai registrata», ha tuonato Joanne Liu, che ha richiamato gli stati con le migliori capacità di risposta ai disastri biologici a usare tutti i mezzi, compresi «gli apparati medici civili e militari», per affrontare l’emergenza.
Ong e ministeri locali allo stremo
Un’assenza, quella di massicce risorse dedicate, che è stata supplita «da ministeri della Salute e organizzazioni non governative private». Le équipe di Msf stanno combattendo da marzo, ma Ong e Nazioni Unite, secondo l’organizzazione, non possono da sole implementare la roadmap globale dell’Oms da 490 milioni di dollari per combattere un’epidemia imprevedibile. «Gli stati si sono sostanzialmente uniti in una coalizione dell’inazione», ha concluso Liu. «Il tempo stringe e l’Ebola sta vincendo». Msf descrive scenari apocalittici in Liberia e in Sierra Leone: centri sovraffollati di pazienti potenzialmente infetti, cadaveri in decomposizione lungo le strade, quarantene forzate che creano il panico peggiorando la situazione.
Chan (Oms): il virus è una minaccia globale
«Il virus dell’Ebola è una minaccia globale», ha detto la direttrice dell’Organizzazione mondiale della sanità, Margaret Chan, al Palazzo di Vetro dove è in corso il summit degli stati membri sul virus. Dei 3.069 casi segnalati oltre 1.550 ammalati sono morti: meno del 50%. Sempre meglio del 90% delle epidemie del passato, ma non c’è da stare allegri. «L’epidemia peggiorerà prima di migliorare – ha sottolineato Chan – e richiede un aumento della risposta globale, perché è senza precedenti». Parlando al Palazzo di Vetro, il vicesegretario generale Onu, Jan Eliasson, detto che le Nazioni Unite hanno bisogno di denaro, medici, infermieri, laboratori, e dispositivi di protezione per affrontare il virus Ebola: «Non possiamo permetterci di perdere la battaglia».
Fao: raccolti a rischio e prezzi boom
Oggi il sistema mondiale di informazione e allerta precoce della Fao ha lanciato un «allarme speciale» sulle ricadute dell’epidemia nel settore agricolo dei Paesi colpiti. «Mette a rischio i raccolti e fa balzare i prezzi alimentari», ha denunciato l’agenzia Onu per l’alimentazione. Pesa la carenza di manodopera e, soprattutto, le zone di quarantena e le restrizioni alla circolazione delle persone, che hanno ridotto gli scambi e favorito «acquisti dettati dal panico e notevoli aumenti dei prezzi alimentari di alcuni prodotti».
Ebola, Msf: «I leader mondiali stanno fallendo»
di Rosanna Magnano. L’ebola è ormai fuori controllo. Le Nazioni Unite hanno bisogno di denaro, medici, infermieri, laboratori e dispositivi di protezione per affrontare il virus, come ha detto il vice segretario generale dell’Onu, Jan Eliasson, parlando al vertice di oggi a Palazzo di Vetro a New York. Ma le risorse messe in campo finora sono una goccia nell’oceano.
«Il virus dell’Ebola è una minacccia globale», ha detto il numero uno dell’Oms, Margaret Chan, precisando che dei 3.069 casi segnalati oltre 1.550 ammalati sono morti. «L’epidemia peggiorerà prima di migliorare e richiede un aumento della risposta globale», ha aggiunto Chan, definendola la più complessa epidemia di Ebola nella storia del virus, «una situazione senza precedenti».
Un focolaio distinto e per il momento contenuto è stato rilevato dall’Oms anche nel Congo: attualmente sono 53 i casi confermati, sospetti o probabili di Ebola e altre 185 persone sono sotto sorveglianza.
Intanto Medici senza frontiere lancia l’allarme rosso. «I leader mondiali – afferma il presidente, Joanne Liu – stanno fallendo nell’affrontare la peggiore epidemia di Ebola mai registrata». Secondo Msf, gli Stati che hanno capacità di risposta ai disastri biologici, devono immediatamente inviare materiali e personale in Africa occidentale, inclusi apparati medici civili e militari. La situazione precipita: operatori sanitari che muoiono, pazienti che vengono lasciati senza cura e cadaveri infetti per le strade.
Secondo Liu, intervenuta al vertice di New York, sebbene i campanelli d’allarme stiano suonando da 6 mesi, la risposta finora è stata davvero scarsa e tardiva.
«In Africa occidentale, i casi e le morti – continua Liu – continuano ad aumentare ci sono continue rivolte, i centri di isolamento sono sopraffatti. Gli operatori sanitari che combattono in prima linea si stanno infettando e stanno morendo in numeri scioccanti. Altri sono fuggiti per la paura, lasciando le persone senza cura anche per le malattie più comuni. Interi sistemi sanitari sono crollati. E ‘impossibile tenere il passo con il numero di persone infette che si stanno riversando nelle poche strutture. In Sierra Leone, corpi infetti marciscono nelle strade. Quindi piuttosto che costruire nuovi centri di cura dell’Ebola in Liberia, siamo costretti a costruire forni crematori».
Msf ha raddoppiato il suo staff di medici volontari in Liberia, ma non è in grado di far fronte da sola all’emergenza. Secondo Liu, l’epidemia può essere fermato solo se i governi invieranno squadre a rischio biologico e attrezzature. «Molti degli Stati membri hanno investito massicciamente nella risposta alle minacce biologiche», ha detto rivolgendosi alle Nazioni Unite. «C’è una responsabilità politica e umanitaria di utilizzare immediatamente queste risorse nei Paesi colpiti da Ebola. Per arginare l’epidemia, è imperativo che gli Stati implementino attività civili e militari con esperienza nel contenimento del rischio biologico. Vi chiedo di inviare i vostri team specializzati nella risposta alle catastrofi in stretta collaborazione con i Paesi interessati. Senza questo, non terremo mai l’epidemia sotto controllo».
Rafforzati gl aiuti alimentari. Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (Wfp) sta aumentando il volume dell’assistenza alle persone colpite dall’Ebola nei tre Paesi maggiormente afflitti dall’epidemia – Guinea, Liberia e Sierra Leone – e il supporto logistico a tutta la comunità umanitaria impegnata a combattere la diffusione del virus. L’agenzia ha lanciato un’operazione regionale di emergenza per raggiungere 1,3 milioni di persone nei centri sanitari e nelle aree in quarantena. Il Wfp fornisce cibo e assistenza logistica, lavorando insieme ai governi nazionali, all’Oms e ad altri partner per dare assistenza alle persone affette dal virus sotto trattamento e ridurre il rischio che il virus si propaghi in nuove aree.
Prove tecniche di vaccino. Inizia questa settimana presso il National Institutes of Health statunitense il primo test sperimentale del vaccino per il virus Ebola sull’uomo. Secondo quanto riportato dalla Cnn, citando il dottor Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, dopo un esame della Us Food and Drug Administration i ricercatori hanno avuto luce verde ad effettuare i test su un gruppo di volontari.
Il vaccino sperimentale, sviluppato dalla società farmaceutica GlaxoSmithKline e da NIAID, verrà prima somministrato a tre persone sane per verificare eventuali effetti negativi. Quindi, se verrà ritenuto sicuro, sarà
somministrato ad un altro piccolo gruppo di volontari, di età compresa tra i 18 e i 50 anni, i quali verranno monitorati attentamente per controllare anche eventuali effetti collaterali.
Il vaccino è stato testato in precedenza sugli scimpanzè, e ha dato buoni risultati. Secondo Fauci, gli esami non possono attualmente essere condotti nei quattro paesi colpiti dalla recente epidemia – Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria – perché le infrastrutture di assistenza sanitaria esistenti non sono in grado di supportarli.
Il prossimo vertice. A fare ancora il punto più 150 esperti e ricercatori, che si riuniranno giovedì e venerdì prossimi a Ginevra. Lo ha confermato oggi l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Obiettivo della riunione a porte chiuse sarà di condividere le informazioni più recenti sullo sviluppo dei trattamenti sperimantali, ha spiegato la portavoce dell’Oms, Fadela Chaib. In programma l’esame di aspetti etici, il loro impiego presso determinati gruppi e le quantità eventualmente disponibili, ha aggiunto.
L’Oms aveva già organizzato una prima riunione di esperti a Ginevra a metà agosto sui trattamenti sperimentali e si era detta favorevole al loro uso nell’ambito dell’attuale grave crisi di Ebola nell’Africa dell’ovest che ha già causato più di 1.500 decessi. Allo stato attuale non esiste alcun farmaco o vaccino omologati contro Ebola.
notizie tratte dal Gazzettino e Il Sole 24 Ore – 3 settembre 2014