«Se mi avessero coinvolto, avrei tentato di dissuaderli. Il decreto varato lunedì, che permette l’iscrizione a scuola fino al 2019 dei bambini non vaccinati, rischia di essere un errore: ci mette in una posizione difficile, restituendo un immagine del Veneto che non ci appartiene, aggiunge confusione a confusione, alimenta il panico nelle famiglie e nelle scuole. Purtroppo ho saputo che la Regione avrebbe imposto questa moratoria di due anni solo dai giornali, quando ormai il danno era fatto e restava poco da argomentare tra noi in giunta».
L’assessore all’Istruzione Elena Donazzan racconta di aver ricevuto in queste ore centinaia di telefonate da presidi, insegnanti, dirigenti delle scuole d’infanzia, semplici genitori. «Mi chiedono a quali regole devono adeguarsi, se a quelle dello Stato o a quelle della Regione e io, onestamente, non so cosa rispondere loro. È il caos, un caos provocato dallo Stato con un decreto malfatto, una legge ingarbugliata, circolari che chiariscono altre circolari, a cui però adesso pure noi abbiamo dato il nostro “contributo”. Speravo in un inizio d’anno scolastico tranquillo, e invece…».
I capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, ieri hanno lanciato un appello al governatore Luca Zaia: «Il Veneto si conformi alla legge, ogni ulteriore rallentamento nella copertura vaccinale dei nostri bambini rappresenta un serio danno alle nostre comunità, soprattutto per quanto riguarda i soggetti più deboli». Si sta aprendo una frattura in maggioranza?
«Nessuna frattura ma certo la mia posizione al riguardo è chiarissima: io sono favorevole ai vaccini e sono favorevole all’obbligo vaccinale. Le basti questo: nel 2007, quando su proposta dell’allora assessore alla Sanità Flavio Tosi il consiglio regionale approvò l’abolizione dell’obbligo, io, che militavo in An ed ero in maggioranza, votai contro. Ciò detto, penso che questa legge, giusta nei contenuti, sia invece sbagliatissima nei modi e nel metodo, e quindi bene abbiamo fatto a ricorrere alla Corte costituzionale».
Dove si anniderebbero gli errori?
«Si è trattato di un atto d’imperio, calato sulla testa delle Regioni, in barba alla leale collaborazione, e dei genitori, il cui consenso informato in questi casi è fondamentale se non si vuole incorrere in reazioni spaventate, uguali e contrarie. Non ho ancora capito, poi, l’urgenza: perché accelerare in questo modo, costringendo i bambini ad un numero così alto di vaccinazioni in pochi mesi, addirittura bypassando il Garante per la privacy? Se il governo avesse dato la possibilità di adempiere alle prescrizioni nell’arco di un anno non ci sarebbero state tutte queste tensioni. Oppure c’è un’emergenza legata a ragioni che non conosciamo, magari agli sbarchi continui da Paesi a rischio di persone di cui non abbiamo neppure uno screening epidemiologico di base? Se è così, ce lo dicano, si spieghino».
Torniamo al punto: il Veneto deve adeguarsi, come chiesto dalle ministre Beatrice Lorenzin e Valeria Fedeli, oppure no?
«Parliamo di una legge dello Stato, adeguarsi non è una scelta, è un obbligo. Avremo modo di far valere le nostre ragioni davanti ai giudici della Consulta. Fino ad allora, però, le norme sono in vigore e non si può sfuggirvi, come sa bene qualunque amministratore pubblico. Penso sia sbagliato infilarsi in una guerriglia tra i commi».
Perché?
«Perché la legge sarà pur scritta male e avrà delle falle ma a finire stritolati nel mezzo di questo braccio di ferro sono le famiglie e i bambini in particolare. Lo Stato ha sbagliato, certo, ma la nostra posizione era chiarissima già col ricorso alla Consulta».
C’è chi pensa che l’ennesimo duello con Roma rafforzi l’antagonismo del Veneto in vista del referendum del 22 ottobre sull’autonomia. Ormai ci comportiamo come uno Stato nello Stato e questo è chiaro a tutta Italia.
«Basta leggere quel che ha scritto Massimo Franco sul Corriere di oggi (ieri, ndr ). Autonomia significa responsabilità, serietà, capacità di governo: in questo momento, a causa della confusione che si è venuta a creare, la partita delle iscrizioni e della permanenza dei bambini a scuola si è fatta difficile e il governo, ovviamente, non si sta risparmiando l’occasione di strumentalizzarla. La vicenda sta finendo per offuscare tutto quel che di buono abbiamo fatto in questi anni in Veneto, dall’anagrafe vaccinale alle campagne informative in collaborazione con i pediatri, passando per l’ultimo provvedimento che impone la soglia del 95% di vaccinati nelle classi. Nel dibattito pubblico la realtà è uscita stravolta. Non penso che questa sia stata una grande vittoria in vista del referendum per l’autonomia».
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 7 settembre 2017