Repubblica. La distanza di un metro, su cui si sono costruite tutte le politiche attive di difesa dal Covid, non basta più. Un metro è la distanza tra gli studenti in classe, tra i commensali a pranzo, tra i viaggiatori in bus. No, non è più sufficiente in tempo di pandemia. C’è un nuovo riferimento scientifico, al tredicesimo mese di pandemia. Lo hanno scritto Inail, Istituto superiore della sanità, il ministero della Salute e Aifa, l’Agenzia del farmaco. “‘Indicazioni ad interim sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da Sars-CoV-2 in tema di varianti e vaccinazione”, è il titolo.
Con le varianti in circolazione, la distanza di due metri si fa necessaria quando si sta senza mascherina. Un metro resta il minimo da adottare, ma, si legge nel rapporto, sarebbe opportuno aumentarla «fino a due metri, laddove possibile e specie in occasione del consumo di bevande e cibo». Per ora non si richiede la stessa misura, che sarebbe proibitiva, per le scuole italiane.
Una seconda prescrizione riguarda le persone che hanno contratto il Sars-CoV-2 (confermato da test molecolare), queste «dovrebbero essere vaccinate». Può bastare la somministrazione di un’unica dose «purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno tre mesi di distanza dall’infezione ed entro sei mesi dalla stessa».
I contatti stretti di un caso di Covid- 19 possono essere vaccinati, ma «dovrebbero terminare la quarantena di 10-14 giorni prima di poter essere sottoposti a vaccinazione». Cosa si intende per contatto stretto? «L’esposizione ad alto rischio a un caso probabile o confermato». Ovvero, una persona che vive nella stessa casa di un caso Covid-19; una persona che ha avuto un contatto fisico diretto (la stretta di mano); una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso Covid- 19, a distanza minore di 2 metri e di almeno 15 minuti; una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (un’aula, una sala riunioni, la sala d’attesa di un ospedale) con un caso Covid-19 in assenza di dispositivi di protezione come le mascherine Ffp2 e Ffp3.
La quarantena diventa obbligatoria per i vaccinati dopo un contatto con positivi. Il vaccinato considerato “contatto stretto” deve osservare, purché sempre asintomatico, dieci giorni di quarantena dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo. Ma perché se si è vaccinati bisogna comunque comportarsi come i non vaccinati? «La vaccinazione anti-Covid-19 è efficace nella prevenzione della malattia sintomatica, ma la protezione non raggiunge mai il cento per cento. Inoltre, non è ancora noto se le persone vaccinate possano comunque acquisire l’infezione ed eventualmente trasmetterla. Il testo sottolinea che alcune varianti «possano eludere la risposta immunitaria data dai vaccini».
Nessun “liberi tutti”, dunque, nemmeno sul lavoro o in famiglia, per i vaccinati. Ogni lavoratore dovrà continuare a mantenere le stesse misure di prevenzione, protezione e precauzione distanziamento, mascherina e lavarsi le mani.