Il ministero dà i voti: l’eccellenza a Verona, criticità a Venezia. Non sarà mica facile per la Regione ridimensionare la rete ospedaliera veronese, nell’ottica della riorganizzazione generale prevista dal nuovo piano sociosanitario, viste le recenti indicazioni del ministero della Salute.
L’ultima ricognizione Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) classifica infatti le strutture del territorio scaligero tra le migliori del Veneto in 9 indicatori sui 16 esaminati. L’Azienda ospedaliera universitaria è la numero uno per la cura dello scompenso cardiaco, seguita dal «Sacro Cuore» di Negrar, che vanta il più basso indice di mortalità a 30 giorni dei pazienti con ictus, mentre l’azienda torna prima per la percentuale più contenuta di riammissioni post ictus, la sistemazione del bypass cardiaco, la valvuloplastica e la cura del tumore al retto. E’ terza per il trattamento del tumore gastrico. Stesso piazzamento di San Bonifacio per la ridotta mortalità a 30 giorni post ictus. Fanno meglio la clinica Pederzoli di Peschiera, che ha la percentuale più bassa di mortalità dei pazienti a 12 mesi dall’infarto del miocardio, e l’ospedale di Bussolengo, capolista per la cura della broncopneumopatia riacutizzata. Trecenta è infine secondo per la cura del tumore al polmone. Gli altri parametri: infarto del miocardio (best San Donà), infarto del miocardio senza angioplastica (Feltre), frattura del collo del femore (Adria), tumore al colon (Treviso), tumore al retto (Mestre). Negli ultimi tre, infarto del miocardio con Ptca (tecnica mininvasiva), aneurisma addominale e tumore al polmone, eccelle l’Azienda ospedaliera di Padova.
Dolci note alle quali si contrappone il record negativo dell’ospedale civile di Venezia, tra i sei complessi pubblici italiani di grandi dimensioni con rischio di decesso dei malati superiore alla media nazionale in riferimento a tutti gli indicatori. Tra i peggiori, in diverse voci, risultano anche Chioggia, Mestre (tre volte) e Mirano. «La situazione veneziana non è frutto di colpe individuali ma di un’estrema complessità del territorio — rileva l’assessore alla Sanità, Luca Coletto —. Margini di miglioramento ce ne sono, come dappertutto, e infatti diverse problematiche sono in via di soluzione grazie anche alla nomina a direttore generale di Giuseppe Dal Ben nell’Usl 12 del capoluogo. Non è in discussione la qualità dell’assistenza bensì l’organizzazione, perciò basta rivedere i protocolli. Quanto al Veronese, sono operativi otto ospedali, perciò non c’è alcun eccesso da limare. Possiamo essere contenti della sanità veneta, dell’eccellenza degli operatori, riconosciuta dal ministero della Salute nell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza, per i quali ci ha corrisposto 300 milioni di euro». «Il Veneto evidenzia il rischio record nell’intervento post infarto — avverte però Carlo Petrucci, direttore scientifico dell’Agenas — senza e con l’angioplastica, pratica che dilata il vaso sanguigno danneggiato. I nostri numeri raccontano in modo impietoso la qualità delle singole performance degli ospedali, ma vanno letti con prudenza perchè basati sulle schede di dimissione ospedaliera, che rilevano solo alcuni aspetti dell’attività sanitaria».
Fatto sta che i direttori generali non sono mai indifferenti alle classifiche Agenas. «Per quanto ci riguarda sono reali — assicura Sandro Caffi, dg dell’Azienda ospedaliera di Verona — è vero, Cardiologia e Oncologia sono nostri fiori all’occhiello, hanno una lunga tradizione e mi fa piacere venga riconosciuto. Merito del lavoro di medici e infermieri ma anche delle linee guida di Regione e ministero della Salute, che imponendoci obiettivi ben precisi da raggiungere ci indicano la strada giusta». Soddisfatto Francesco Buonocore, direttore sanitario dell’Usl 6 di Vicenza: il San Bortolo è tra i migliori del Veneto per la tecnica del bypass cardiaco, la cura di ictus, tumore al colon e al retto, con la pecca dell’ultimo posto in valvuloplastica. «Avrei preferito l’en plein ma il nostro centro resta un riferimento per la Cardiochirurgia — ammette Buonocore —. Piuttosto ci mancano 9 primari e altri 3/4 se ne andranno a fine anno, spero che la Regione ci autorizzi in fretta a indire i concorsi». Promosso pure il Ca’ Foncello di Treviso, migliore per la cura del tumore al colon, terzo per bypass cardiaco e valvuloplastica, secondo per la cura dell’aneurisma addominale e del tumore gastrico. «Siamo convinti di fornire un buon servizio al cittadino — confessa il dg Giorgio Roberti — l’indagine Agenas è attendibile. Vogliamo però migliorare il rapporto tra sanitari e utenti, perchè questi ultimi richiedono più tempo e attenzioni dal punto di vista umano». Finisce invece più volte dietro la lavagna l’Usl 15, con gli ospedali di Camposampiero e Cittadella. «Il nostro vero tallone d’Achille è la broncopnematia riacutizzata — confessa il direttore generale Francesco Benazzi — spesso il malato dimesso rientra in reparto perchè non è stata gestita correttamente l’assistenza domiciliare. Ma abbiamo appena sottoscritto un accordo con un service e cambiato i protocolli, perciò la situazione sta migliorando».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 12 aprile 2013