Fermi tutti: c’è il governatore. Non succedeva da quasi un anno che il presidente Luca Zaia varcasse la soglia di palazzo Ferro Fini. Non capitava da maggio scorso, dai tempi lontani dell’approvazione del referendum per l’indipendenza e per l’autonomia del Veneto. E non ricapiterà a breve, perché la visita di ieri aveva uno scopo preciso: serrare le fila del consiglio regionale dopo lo tsunami che ha investito la Lega e che ha ulteriormente frantumato la maggioranza di centrodestra.
La tensione politica di queste settimane ha infatti paralizzato i lavori del consiglio e le leggi approvate a larga maggioranza in commissione rischiano di non arrivare in porto fino alla prossima legislatura. Anche per questo il governatore è intervenuto in Aula ricordando che quello in discussione non è un bilancio di «fine legislatura, ma di transizione». «Ricordiamoci che la spesa non vincolata a disposizione della Regione è passata da 575 milioni nel 2010 ai soli 70 milioni di oggi», ha aggiunto, quasi a invitare i colleghi consiglieri a rinunciare alle centinaia di emendamenti e subemendamenti (oltre 600 pagine presentate in 70 copie per un totale di 42 mila fogli A4 e svariate graffette) per rendere più spediti i lavori.
Zaia, quasi fosse un discorso di fine anno, ha elencato i successi della Regione (Quattordicimila imprese aiutate da Veneto Sviluppo con interventi per un miliardo e mezzo, riorganizzazione sanitaria senza riduzioni di servizio e senza imporre l’addizionale Irpef, investimenti dei fondi europei per 448 milioni e nuovi programmi europei per quasi 600 milioni) e ha elencato quelli che, secondo lui, sono i danni creati dagli sprechi governativi.
«Pensatela come volete, ma alla lunga rischiamo di diventare un’amministrazione svuotata, un sostituto d’imposta dello Stato centrale per applicare tasse ai cittadini», ha concluso il governatore dividendo l’Aula in sostenitori (di Zaia) e contrari (a Zaia). Proprio questi ultimi (Pd e Idv) hanno sottolineato che «a causa dell’irresponsabilità di questa maggioranza» le famiglie dei ragazzi disabili rischiano di doversi pagare i servizi di assistenza, i treni continuano a essere «in condizioni penose», le liste di attesa negli ospedali si sono allungate e l’ospedale di Padova è lettera morta. Per l’opposizione «Zaia non si merita di ritornare presidente visto che in questi anni è mancata una guida al Veneto». In difesa della giunta sono invece intervenuti gli stessi assessori. «I tassi di disoccupazione in Veneto sono attorno al 7%, inferiori a quelli dell’Emilia e del Friuli. Nonostante i tagli e le difficoltà abbiamo lavorato bene – ha ribattuto Elena Donazzan -. Non dimentichiamo che abbiamo gestito 700 tavoli e oltre 40 crisi».
Al.A – Il Corriere del Veneto – 12 marzo 2015