Angelo Carano, già capo della Dia a Nordest oggi socio di Rovigo Medica, contro delibera di Palazzo Balbi: «Le Ulss avevano chiesto solo 7 milioni». Ci bastano 7 milioni di euro – avevano detto i direttori delle Ulss alla Regione Veneto, riferendosi alle prestazioni sanitarie (esami, raggi, Tac, eccetera) da acquistare all’esterno, ossia dalle strutture private accreditate. Ma da Palazzo Balbi i milioni per i laboratori privati sono stati 23. Sedici in più. Un “regalo”? Lo accerterà il procuratore regionale della Corte dei Conti, Carmine Scarano, cui è stato indirizzato un esposto che verte su due temi: il blocco degli accreditamenti delle strutture sanitarie private e l’erogazione da parte della giunta di un extrabudget di 23 milioni ai privati convenzionati.
L’esposto è di Angelo Carano, un generale dei carabinieri in pensione (tra i vari incarichi è stato capo del Battaglione paracadutisti Tuscania e della Direzione investigativa antimafia del Nordest), nonché uno dei soci di maggioranza di Rovigo Medica, struttura verificata dall’Ars con punteggio di 97 su 100 ma non ancora accreditata.
Nell’esposto alla Procura della Corte dei conti, si ricorda che la giunta regionale (delibera 261 del 18/12/2012) aveva tagliato di 50 milioni di euro (da 190 milioni a 140,448) i tetti di spesa alle Ulss per i privati accreditati. Alcuni di questi si erano rivolti al Tar, che però aveva bocciato la richiesta di sospensiva. “Prima di adottare tale delibera – recita l’esposto – la giunta regionale aveva chiamato in audizione i direttori generali delle Ulss, ottenendo da essi il parere che un taglio di 43 milioni, anziché dei 50 milioni previsti, non avrebbe comportato alcun problema nell’erogazione delle prestazioni, valutando sufficiente in incremento di 7 milioni di euro”. Parere – puntualizza l’esposto del generale Carano – che viene confermato da alcuni direttori generali il 12 aprile scorso, durante la seduta della Quinta commissione, come peraltro riporta il verbale di quelle audizioni con tanto di domanda puntuale posta nientemeno che dal presidente della commissione consiliare Leonardo Padrin. Quel verbale è allegato all’esposto. La giunta, però, aveva già deciso (delibera 441 del 10/04/2013) l’extrabudget di 23 milioni, da destinare peraltro solo alle strutture già accreditate nonostante una precedente delibera (2088 del 7/12/2011) avesse stabilito il contrario e, quindi, “comportando in fatto la chiusura degli accreditamenti a tutte quelle strutture che hanno ottenuto precedenti riconoscimenti di qualità”. In sintesi: violazione del principio costituzionale della libera concorrenza.
Il generale Carano annota pure le assenze alla seduta di giunta che tre mesi fa decise l’extrabudget di 23 milioni quando, secondo quanto riportato nell’esposto, ne sarebbero bastati 7: la delibera porta la firma dell’assessore alla Sanità Luca Coletto e del vicepresidente Marino Zorzato, come allegato ha l’accordo sindacale firmato dagli stessi con i sindacati di categoria. A Palazzo Balbi quel giorno ad approvare i 23 milioni non c’erano né il governatore Zaia né l’assessore al Welfare Sernagiotto, neppure Donazzan e Manzato.
«Inspiegabile surplus di 16 milioni alle strutture sanitarie già accreditate», scrive il generale Carano.
Marchese (PD), fare chiarezza su extrabudget a laboratori privati
“Sarà compito della Corte dei Conti fare chiarezza sul perché di questa decisione. Ma nell’attesa dell’esito degli accertamenti, le perplessità su questi provvedimenti della Giunta restano forti”.Questo il commento del consigliere regionale del Pd, Giampietro Marchese, sull’esposto presentato al procuratore regionale della Corte dei Conti in merito alla doppia decisione della Giunta di bloccare gli accreditamenti delle strutture sanitarie private e di stanziare un extrabudget di 23 milioni ai privati convenzionati già accreditati.“Ancora una volta si profilerebbe la volontà della Giunta di bloccare la libera concorrenza, magari permettendosi il lusso di favorire una parte della sanità privata. Da una parte si assiste alla politica dell’annuncio sui tagli ai privati per mostrare virtù per poi, nel silenzio, far tornare agli stessi decine di milioni di euro, senza motivazione alcuna. Un modo di fare inaccettabile, viste le pesanti difficoltà di bilancio”.Marchese conclude evidenziando come “se sommiamo questa vicenda con la delibera del riordino delle schede ospedaliere che taglia i posti letto e crea forti disparità tra i territori, viene davvero da pensare che la Giunta non solo non abbia un piano omogeneo di intervento ma che, in ambito sanitario, proceda a seconda degli interessi politici, di determinati territori e di alcuni soggetti. Ed è opportuno che di questa vicenda se ne discuta in commissione per chiarire ogni risvolto”.
Alda Vanzan – Il Gazzettino NordEst – 10 luglio 2013