Svolgono decine di migliaia di prestazioni per conto della sanità pubblica, subissata di richieste di salute da parte degli utenti. Visite ed esami diagnostici che vengono poi rimborsati puntualmente dal servizio sanitario regionale.
Un giro di affari che coinvolge cliniche private convenzionate ed Usl, «braccio operativo» della Regione sul territorio. Ora la Guardia di finanza ci vuole veder chiaro: sta eseguendo controlli a tappeto nelle amministrazioni di centri convenzionati e Usl per verificare che tutti gli anelli della catena dei rimborsi siano ben legati l’uno all’altro e non presentino invece dei clamorosi «buchi». Da una parte al ministero dell’Economia e delle Finanze non bastano le «veline» con le richieste di indennizzo, vuole avere il polso della spesa sanitaria reale, non solo la dichiarata; dall’altra la serie di controlli vuole dare risposte al duplice esposto (alla Corte dei Conti ed alla Procura) presentato più di un anno fa dall’assessore provinciale alla Sanità di Rovigo Guglielmo Brusco, che aveva chiesto di gettar luce sull’utilizzo dei fondi pubblici per la sanità privata. Le fiamme gialle dovranno verificare se alle richieste di rimborso corrispondano effettivamente prescrizioni diagnostiche, se ci sono state omissioni da parte delle Usl, se le prescrizioni siano state trasmesse tardivamente, se, più o meno casualmente, siano stati omessi uno o più elementi obbligatori nei dati delle ricette. Ieri il segretario regionale alla Sanità Domenico Mantoan ha inviato una nota a tutti i direttori generali delle Usl venete, per avvisarli dell’avvio delle indagini: «Si informano i direttori che la Guardia di finanza sta effettuando controlli in materia di tutela della spesa sanitaria presso le aziende Usl e strutture di erogazione private convenzionate». La sanzione per eventuali pasticci da parte delle amministrazioni rischia di mettere ancor più in ginocchio i magri bilanci delle aziende sanitarie: due euro per ogni ricetta trasmessa in modo non scorretto. A fronte di numeri da capogiro, si parla di un volume di decine di migliaia di prestazioni, a molti dirigenti tremano già i polsi. Mantoan infatti non ha intenzione di punire i direttori generali, bensì è pronto a bacchettare direttamente i responsabili degli uffici: «I direttori, in riferimento alle violazioni descritte, nel caso di contestazione e accertamento da parte della Guardia di finanza devono rivalersi per il pagamento della relativa sanzione amministrativa, determinata al termine del processo di contestazione, verso i responsabili degli uffici preposti alla gestione dell’adempimento in questione». La sanità privata, finita nel mirino delle fiamme gialle, in Veneto rappresenta una minima parte della “torta” delle prestazioni erogate: la Regione lo scorso anno ha pagato 450 milioni per le cliniche private, 140 milioni per i singoli ambulatori. Il finanziamento poi diminuisce progressivamente: nel 2011 si è fermato a quota meno dieci per cento rispetto al 2010. Insomma, assai poco rispetto alla Lombardia dove invece il rapporto tra pubblico e privato si aggira al 50 per cento, per non parlare del Lazio, che non sa come superare la crisi dei S. Filippo Neri.
Il Mattino di Padova – 23 dicembre 2012