Alla fine ieri non c’è stato il tempo di cominciare, ma la ripresa delle ostilità è solo rinviata. Probabilmente già alla prossima settimana quando, licenziato il testo sulla questione di fiducia (sul via libera pende ora un emendamento del Partito Democratico per limitarne l’utilizzo alla legge di bilancio e su un solo articolo), la commissione Politiche Istituzionali metterà nel mirino i costi della politica. E nel fuoco incrociato fra maggioranza zaialeghista e opposizione pentastellata potrebbero rischiare di restare impallinati i benefit non solo dei futuri, ma anche degli attuali e pure degli ex consiglieri regionali.
Tutto dipenderà dalla piega che prenderà l’offensiva, se verrà o meno incanalata in un fronte unico. Al momento le trincee di partenza sono infatti quattro. La prima è una proposta di legge statale (primo firmatario Luca Zaia) per l’abolizione dei vitalizi e l’adesione al sistema contributivo dei consiglieri regionali e dei parlamentari di tutta Italia, così come già avviene da questa legislatura in Veneto. La seconda è un progetto di legge (sempre di Lega Nord e Zaia Presidente) per la cancellazione a regime dell’assegno di fine mandato. La terza è una proposta di legge di iniziativa popolare («Zero privilegi») che, oltre a questi obiettivi, mira a centrarne anche un altro, vale a dire la rimodulazione dell’indennità di carica dei consiglieri sul 55% dell’analogo stipendio percepito dai parlamentari. La quarta è un progetto di legge (appena depositato dal Movimento 5 Stelle) che conta di azzerare o tagliare anche le indennità di funzione ed i rimborsi spese, oltre ad eliminare retroattivamente i vitalizi dei consiglieri regionali in quiescenza.
Quest’ultimo è notoriamente il punto più delicato, esponendosi a rischi di incostituzionalità. «Abbiamo acquisito dei robusti pareri legali – rilancia Jacopo Berti, capogruppo del M5S – che ci sostengono nella nostra battaglia contro la casta. Non c’è tempo da perdere, perché questa misura permetterà al Veneto di risparmiare 83 milioni di euro in cinque anni». Ma l’avvocato Maurizio Paniz, che assiste una sessantina di ex consiglieri nel ricorso pendente davanti al Tar contro il prelievo di solidarietà, ribadisce le ragioni di una categoria che annualmente costa alle casse regionali 11 milioni: «Costituzione, sentenze della Consulta e normativa europea affermano inequivocabilmente l’irretroattività di simili azioni. Sempre che pensiamo di vivere ancora in uno Stato di diritto e non in un Paese da barzelletta, naturalmente». Insomma sarà battaglia, in Tribunale e a Palazzo.
Angela Pederiva – Il Corriere della Sera – 29 ottobre 2015