di Filippo Tosatto. La dizione, “gestione diretta dei sinistri di responsabilità civile verso terzi e operatori”, è un po’ farraginosa. Ma il suo significato è inequivocabile: per assicurare la sanità veneta, la Regione versa ogni anno circa 80 milioni di euro ma l’onere potrebbe essere abbattuto di una ventina di milioni – a tanto ammontano i compensi versati ai broker – suddividendo la gestione del rischio tra Ulss e agenzie assicurative, senza intermediazione finanziaria. È possibile? Di più. È previsto da una legge approvate dal consiglio regionale nel 2009 e una sperimentazione in tale direzione è già stata avviata a Padova e a Rovigo. Ma la delibera che estende la riforma taglia-spese all’intero Veneto giace malinconicamente, da tre mesi, nei cassetti di Luca Coletto, l’assessore alla sanità.
Un passo indietro. L’idea di rimodulare la copertura assicurativa è nato dalla comparazione dei modelli adottati dalle altre Regioni, Piemonte in primis, dove un sistema misto consente, da anni, di ridurre notevolmente la spesa. È questo lo schema adottato dallo staff del segretario generale Domenico Mantoan: al mercato assicurativo vengono affidati esclusivamente i danni clinici “catastrofali”, superiori cioè ai 500 mila euro; i rimanenti vengono assunti direttamente dalle Ulss.
In che modo? Suddividendo il territorio in cinque “aggregazioni” – corrispondenti, in media, a bacini di un milione di abitanti – dove un’azienda sanitaria capoluogo istituisce un ufficio sinistri per l’accertamento, la gestione e l’eventuale liquidazione dei danni allo scopo di «consentire la definizione stragiudiziale dei contenziosi qualora le risultanze istruttorie lo consentano».
Di che parliamo? Di interventi chirurgici inappropriati e di cure errate, di beni smarriti e di infortuni al personale: di tutti i sinistri il cui valore sia inferiore al mezzo milione. A fungere da anello di congiunzione tra sanità e agenzie assicurative, a tutt’oggi, è un’unica società di brokeraggio, l’Assidoge di Giuliano Benetti che ha sede a Mirano ed è un autentico asso pigliatutto: da una decina d’anni controlla il mercato assicurativo della sanità veneta (operando anche in molti altri ambiti) e vanta il monopolio delle polizze stipulate dalle Ulss. La vox populi definisce l’imprenditore vicinissimo a Giancarlo Galan, circostanza che, nel recente passato almeno, non avrebbe certo danneggiato i suoi affari.
Eppure, qualcosa si muove. Tra dicembre a gennaio, tutte le aziende del Padovano – le Ulss 15, 16, 7 e lo Iov – hanno adottato il nuovo modello misto in via sperimentale (il bilancio dell’operazione sarà stilato a fine anno), imitate poco dopo da Rovigo e Adria. È presto per fare i conti ma i primi indicatori segnalano risparmi consistenti, non soltanto grazie al taglio dei servizi del broker ma anche per effetto di una riduzione dei premi erogati.
Perché, allora, non estendere la riforma all’intero Veneto? «Ci stiamo lavorando», replica Coletto « ma occorre procedere con i piedi di piombo, soprattutto nella scelta delle compagnie assicuratrici. Non possiamo permetterci errori, ci sono risorse importanti in ballo. Voglio un provvedimento blindato che faccia tesoro delle esperienze compiute in altre parti d’Italia». Quando porterà la delibera in giunta? «Appena i dubbi saranno chiariti, l’obiettivo resta quello dell’auto-assicurazione delle aziende e vogliamo centrarlo senza rischiare brutte sorprese».
La società Assidoge ha il monopolio sul welfare veneto
Come si compone la spesa assicurativa che copre il rischio clinico delle unità sanitari e delle aziende ospedaliere del Veneto? Negli ultimi anni i premi pagati dalla Regione si aggirano, mediamente, sugli ottanta milioni: cinquanta versati alle tre compagnie assicurative che coprono il risarcimento dei danni, la cui enetià reale si aggira sui 25; una decina di milioni di Iva; circa venti milioni in compensi ai servizi di brokeraggio forniti dalla società Assidoge di Mirano, che copre la totalità delle Ulss regionali. L’obiettivo della riforma, è appunto, eliminare gli oneri del brokeraggio agendo su due fronti: l’auto-assicurazione con franchigia fino a mezzo milione e il trasferimento dei rischi di entità superiore alle compagnie, selezionate attraverso un bando di gara. Il ricorso al broker non è completamente escluso: se gli uffici sinistri delle Ulss-capoluogo (competenti a procedere) lo riterranno opportuno, potranno richiederne in servizi; ma ciò avrà carattere occasionale, non permanente come accade ora.
Il Mattino di Padova – 19 aprile 2013