Giustizia per Baubo, il cagnolino ucciso a pedate in fondamenta dei Frari il 12 dicembre di quattro anni fa. A Mestre, davanti al giudice monocratico Rocco Valeggia, è iniziato il processo al 27enne militare trevigiano Massimo Francesco Zanardo, che con un calcio aveva gratuitamente ucciso un cagnolino, un animale di 14 anni che sicuramente non aveva dato fastidio all’imputato e ai suoi amici.
Contro Zanardo si sono costituiti parte civile i padroni del cagnolino, papà, madre e due figli, con l’avvocato Vincenzo Di Stasi, e la Lega anti vivisezione con l’avvocato Veronica De Pieri. L’imputato, che deve rispondere del reato di maltrattamento di animali con l’aggravante della morte del cagnolino, è difeso dagli avvocati Alessia Segat e Stefano Colledan. Il giudice, dopo aver accolto la costituzione delle parti civili, ha rinviato l’udienza al 29 ottobre.
Stava trotterellando tranquillo e curioso – trascinando il suo vecchio corpo di cane quattordicenne – incontro al gruppetto che stava arrivando lungo la fondamenta del canale dei Frari. Una passeggiata notturna pacifica e silenziosa, come mille altre, insieme al suo padrone. L’ultima cosa che Baubo ha sentito – però – è stato l’improvviso, inatteso, violentissimo calcio con il quale un uomo l’ha centrato in pieno, lanciandolo in mezzo alla calle. Baubo è morto dopo una notte di agonia, nell’impossibilità di raggiungere il veterinario di casa prima della mattina: le radiografie hanno dimostrato che il calcio sferrato era stato così violento da spezzare al piccolo meticcio cinque costole, che gli si sono conficcate nel torace, provocandogli una emorragia che lo ha ucciso, dopo ore di dolori. L’incredibile episodio è stato subito denunciato dalla famiglia alla Questura: dell’indagine si sono occupati gli agenti del commissariato di San Marco, che si è subito messo sulle tracce del gruppo (quattro uomini e quattro donne), anche ricorrendo alle riprese delle telecamere di videosorveglianda in zona. «Baubo era un trovatello selvatico, già cresciuto quando è entrato nella nostra famiglia», aveva raccontato la proprietaria, «i miei figli sono straziati, da giorni. La piccola di 11 anni ha assistito il cane per tutta la notte, il maggiore era con lui al momento dell’aggressione: la sua preoccupazione è stata quella di soccorrere Baubo, mentre il gruppo si è allontanato come nulla fosse, dopo quel gesto assolutamente immotivato, crudele e futile. Baubo era allegro e amichevole, è stato ucciso senza una spiegazione, senza un motivo, senza che avesse abbaiato o sporcato: non aveva mai fatto male a nessuno. Spero che trovino il responsabile, perché siamo pronti a costituirci contro di lui».
La Nuova Venezia – 5 giugno 2013