Una lunga lingua scura e maleodorante di terreno che arriva fino in fondo al vajo Squaranto. Una zona impervia, in mezzo alla boscaglia, frequentata da qualche escursionista e da pochi cacciatori.
Ad accorgersi dell’improvviso cambiamento d’aspetto di questo angolo di bosco nei pressi di Grezzana, circa un anno fa, sono stati gli agenti della polizia provinciale, nel corso di un normale servizio di controllo del territorio. Il sentiero che scendeva lungo la scarpata era completamente sparito, sommerso dai liquami abbandonati da mesi dall’allevamento di suini posto a monte. Circa 1500 capi gestiti da un’azienda, ritenuta responsabile dell’inquinamento della zona. «I danni per l’ambiente sono consistenti – riporta una nota della polizia provinciale -. Poiché i nitrati contenuti in questo tipo di rifiuti potrebbero aver contaminato le falde acquifere e i terreni circostanti».
L’indagine degli uomini del comandante Anna Maggio e coordinata dal pm Gennaro Ottaviano è stata avviata da mesi e nei giorni scorsi ha portato al sequestro preventivo dell’intera azienda agricola. Nel corso di una serie di accertamenti è stato accertato che le scorie non venivano né riutilizzate come fertilizzante, né smaltite nelle forme previste dalla legge. Le deiezioni dei suini sono regolate in maniera molto rigida: possono essere utilizzate come concime per i campi, ma solo dopo aver informato gli uffici della Provincia che deve valutare la capacità di assorbimento del terreno. Nel caso in cui la Provincia non dia il via libera, l’allevatore è obbligato a smaltirle come rifiuti.
Una trafila burocratica che il titolare dell’allevamento in questione aveva deciso di evitare con una comoda scorciatoia: scaricava feci ed urina direttamente nella scarpata. A seguito degli accertamenti anche l’amministrazione comunale si era mossa imponendo all’azienda di regolarizzare la situazione. Il sindaco Mauro Fiorentini aveva emanato anche specifiche ordinanze, ma a parere della procura il titolare non avrebbe fatto abbastanza. Nelle scorse settimane, il gip ha firmato il sequestro preventivo dell’allevamento su richiesta del sostituto procuratore Ottaviano. Il Tribunale ha deciso di affidare tutte le 1500 bestie alla custodia giudiziale di due esperti nominati dalla procura che gestiranno l’attività finché il titolare, residente in provincia di Brescia, non avrà provveduto a sanare la situazione.
E.P. – Il Corriere del Veneto – 20 agosto 2015