Idea dell’azienda fondata 50 anni fa da Ottavio Bennati e guidata dal nipote Loris. Il prodotto, pensato per chi non mangia maiale, piace anche agli italiani
L´arte si tramanda per generazioni, anche quella della pasta visto che, a 50 anni dall´inizio dell´attività di nonno Ottavio Bennati, tocca al nipote Loris rilanciare l´attività di famiglia. Non più, con il marchio Bennati, come all´inizio, ma sotto le insegne di Arte Pastaia. Non più in Borgo Venezia, ma nella zone industriale di San Martino Buon Albergo. E non più con la famiglia Bennati cone unico riferimento, ma con il socio Italfood, azienda trapiantata in Trentino, ma in mano del veronese Arturo Amadini.
La passione è rimasta intatta dopo tre generazioni, ma la vita ha portato cambiamenti radicali. Importante, però, è crederci , come fece nonno Ottavio, che lavorava al pastificio Antonioli, insieme a nonna Marisa, che preparva i ripieni acquistando la carne in una macelleria vicino a via Spolverini , in Borgo Venezia. Ottavio e Marisa partirono da soli e poi con alcune collaboratricI e un´impastatrice in cucina. Da un avvio impegntivo con le le consegne da fare bene e in fretta con la Vespa, con gli anni si è passati alla fase industriale.
Gli eredi Bennati mostrano di voler fare impresa e che l´inventiva non ha limiti neppure in un a produzione rigorosa come quella alimentare.
La spinta all´azienda arriva da Loris Bennati, 28 anni amministratore delegato cresciuto tra farina e impastatrici, visto che anche la mamma lavorava in azienda.
«La rinascita», sottolinea Bennati, affiancato dalla compagna Emma «è anche una rivincita della famiglia, dopo morti inattese e sofferte del nonno e di uno zio che avevano modificato organizzazione e prospettive». All´evoluzione caratterizzata dalla cura meticolosa dei prodotti, dalla pasta fresca, compresa quella bio, sempre più richiesta, in tutte le forme, e dai ripieni accurati per rimporsi in un settore concorrenziale, si aggiunge l´attenzione a quel che avviene attorno e all´evoluzione della clientela.
Da qui un´idea, venuta osservando il comportamento in mensa di molti collaboratori di origine nordafricana di una grande industria alimentare , che bocciavano i tortellini perché potevano avere del maiale nel ripieno, per fermarsi al riso. E allora, l´idea è stata di sperimentare e proporre al mercato la prima pasta ripiena al kebab. Cibo che non piace solo agli arabi, ma che al 50% ha come clienti i giovani italiani. La combinazione è stata possibile grazie a un accordo tra Arte Pastaia ed Eura Doner, marchio più prestigioso del kebab nel mondo, la certificazione Halal (la mezzaluna turca) e, altrettanto fondamentale per avere i giusti sapori, Via delle Indie con le sue spezie.
«Un prodotto nuovo», afferma Bennati, «che stiamo proponendo con successo nei supermercati italiani, Verona compresa, ma che , siamo convinti, ci riserverà grandi soddisfazioni soprattutto all´estero».
Oggi, infatti, pur con un fatturato ancora modesto, intorno ai 2 milioni di euro, realizzato con una dozzina di collaboratori, Arte Pastaia riesce a esportare in Francia, Spagna, Portogallo e Germania, il 70% con clienti diretti, distributori e gdo, mentre la sfida in Italia vede la collaborazione di piccoli distributori e di alcune catene della gdo
L’Arena – 25 agosto 2012