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Verona. Primo test per diagnosticare in modo certo e semplice la variante umana della malattia di Creutzfeldt-Jakob

bse testUn team di scienziati dell’università di Verona ha infatti messo a punto un test, non invasivo e a bassissimo costo, per la diagnosi delle malattie umane da prioni, patologie neurodegenerative non curabili. La forma sporadica della malattia di Creutzfeldt-Jakob (Mcj) è la più frequente mentre la “variante della Mcj” ormai in via di estinzione, è stata tristemente conosciuta al pubblico per la trasmissione all’uomo in seguito ad esposizione a materiale infetto proveniente da bovini affetti da encefalopatia spongiforme bovina o Bse. I risultati della ricerca, svolta in collaborazione con i ricercatori del National Institute of Health di Hamilton, Montana, Usa e con l’Istituto Superiore di Sanità italiano, verranno pubblicati domani sul The New England Journal of Medicine, la più prestigiosa rivista mondiale in ambito di ricerca medica.

Il gruppo veronese, coordinato da Gianluigi Zanusso e composto da Matilde Bongianni, Giovanni Tonoli, Michele Fiorini, Sergio Ferrari e Salvatore Monaco, è stato il motore della ricerca internazionale resa possibile grazie anche al finanziamento della Fondazione Cariverona. La Clinica Neurologica di Verona è l’unico centro al mondo in cui oggi è possibile eseguire il test che permette di porre diagnosi in vita di Mcj senza ricorrere allo studio autoptico del tessuto nervoso. La Mcj sporadica ha un’incidenza di due casi su milione di abitanti, simile in tutto il mondo, e l’eziologia della patologia a oggi è sconosciuta. Il lavoro apre, quindi, importanti prospettive di diagnosi all’ampio spettro delle malattie neurodegenerative, possibile solo con l’autopsia e offre nuove strategie nell’identificazione nel tessuto olfattorio di marcatori precoci di malattia. In particolare, le potenziali ricadute includono lo studio della progressione e degli eventi patologici di gravi malattie neurodegenerative quali il morbo di Parkinson, l’Alzheimer.

«In particolare, – ha spiegato Zanusso – nella malattia di Parkinson i disturbi olfattori possono precedere anche di un decennio i sintomi motori e le lesioni patologiche tipiche di questa malattia sono presenti nel sistema olfattorio. Il brushing dell’epitelio olfattorio permetterebbe, quindi, di identificare precocemente i segni della patologia e di poter intervenire con terapie in grado di arrestarne l’ evoluzione. Allo stesso modo nella patologia di Alzheimer, studi autoptici hanno già dimostrato che le alterazioni patologiche che avvengono nel cervello sono speculari a quelle che colpiscono la mucosa olfattoria. Pertanto, lo studio fornisce un importante strumento diagnostico e un potenziale indicatore per calibrare gli interventi terapeutici nelle diverse fasi delle malattie neurodegenerative».

Il test messo a punto dagli scienziati veronesi è un semplice brushing nasale e consiste nell’introduzione di un tampone nella cavità nasale, sotto la guida di un fibroscopio, e di raggiungere l’apice della volta nasale dove sono localizzati i neuroni olfattori. Il prelievo è assolutamente innocuo, non è invasivo, non comporta danni alla funzione dell’odorato e può essere ripetuto a distanza. La mucosa olfattoria, localizzata nella cavità nasale, ha un ruolo di primaria importanza nella percezione e discriminazione degli odori. Queste cellule rappresentano l’unico esempio di tessuto nervoso esposto all’ambiente esterno rendendolo facilmente accessibile al prelievo con procedure non invasive.

L’Arena – 7 agosto 2014 

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