La primavera è alle porte e gli agricoltori si preparano alla semina arando la terra rimasta a riposo durante l´inverno. Vanni Poldi, giovane agricoltore di Vigasio, vicino al santuario di Campagnamagra, ha avvistato cinque ibis sacri intenti a cibarsi d´insetti e di anellidi che l´aratro scopriva.
«L´ibis sacro», spiega Andrea Mosele, 38 anni, impiegato con la passione dell´avifauna, «è considerato una specie a distribuzione afrotropicale, introdotta in natura volontariamente dall´uomo o sfuggita accidentalmente alla cattività e che, tuttavia, si è adattata molto bene in alcune regioni del nord Italia: Lombardia, Veneto e Piemonte, tanto che in quest´ultima regione è riuscito a riprodursi con successo con decine di coppie alla fine del secolo scorso».
«Gli ibis sacri», continua Mosele, autore del libro «Campagnamagra, forme e colori della natura», sulla flora e sulla fauna di questa zona a nord est del capoluogo, «sono volatili che prediligono le zone umide e acquitrinose, dove riescono a scovare, camminando generalmente con il corpo orizzontale al terreno e aiutandosi con le loro lunghe e robuste zampe nere, con grande abilità e attenzione, piccoli invertebrati, anfibi e pesci che stanno alla base della loro dieta quotidiana».
«Dalle nostre parti», conclude Mosele, «si vedono sempre più di frequente e in numero sempre più consistente soprattutto quando le risaie vengono allagate, creando così le condizioni ideali per il loro foraggiamento e forse, in un prossimo futuro, anche per una loro prima nidificazione in terra scaligera».
L’Arena – 13 marzo 2013