Abolito l’organismo guidato dal deputato Pdl Aldo Brancher. Ora i soldi per i paesi “di frontiera” con il Trentino Alto adige li gestiranno direttamente le Province autonome. Il governatore leghista molto duro: «Governo anti-democratico». Ma i piccoli Municipi reagiscono. «Meglio con Trento: loro proteggeranno finalmente gli svantaggiati»
Ottanta milioni di Euro. A tanto ammontava il Fondo annuo diretto ai Comuni di confine del Lombardo-Veneto con le Province Autonome di Trento e Bolzano e destinato a riequilibrare lo svantaggio che questi ultimi soffrivano nei confronti dei più ricchi dirimpettai. Il Fondo per lo sviluppo dei Comuni di confine era stato creato nel 2009 proprio per attenuare questa sperequazione. Con la spending review è stato abolito, e le sue competenze attribuite alle Province Autonome medesime, «le stesse – tuona in un comunicato a dir poco furioso il presidente del Veneto Luca Zaia – da cui dovrebbero invece essere tutelati». Una decisione che caratterizza «un Governo amorale e indifferente rispetto agli effetti delle sue decisioni che ha deciso – commi 21 e 22 dell’articolo 12 della spending review, ndr – come 94 comuni del Veneto e alcune centinaia di migliaia di cittadini veneti che già vivono nella delicata situazione di comunità di confine con Province a statuto speciale, saranno, di fatto, gestiti da tali Province». Un misura che, oltre ad essere mal vista, in Regione è anche considerata “incostituzionale” dall’assessore al Bilancio Roberto Ciambetti in quanto chiama una Provincia autonoma a decidere «per un territorio che non le appartiene».
Le reazioni, però, non sono unanimi. Anzi, voci favorevoli alla decisione del Governo arrivano proprio da quei piccoli Comuni per i quali il Fondo era stato istituito. La Commissione presieduta da deputato Pdl Aldo Brancher era formata da rappresentanti delle diverse Regioni coinvolte e chiamata a decidere su quali progetti indirizzare i finanziamenti. Decisioni che molti sindaci hanno spesso contestato. Alberto Toldo, di Valdastico (Vicenza), ha dichiarato sul Giornale di Vicenza: «Sarà difficile che Trento riesca a fare peggio di quello che è stato fatto fino ad ora». Una posizione sostenuta anche da Andrea Cecchellero, sindaco di Posina (Vi): «Se la graduatoria sarà equa non ci vedo niente di male. L’ultima non lo è stata, tant’è che in molti Comuni hanno fatto ricorso».
Ma perché? Lo spiega a il sindaco di Brentino Belluno (Bl), Virgilio Asileppi, per il quale «il Fondo – che passerà alla storia come Fondo Brancher ndr – ha tradito la missione originaria, che era quella di venire in aiuto delle aree svantaggiate e ha, invece, dispensato i soldi ai Comuni più ricchi, quelli che non ne avevano bisogno ma che erano in possesso di maggiori leve di pressione. Brancher – aggiunge il sindaco del piccolo paese della Val d’Adige al confine con Avio – ha perso l’occasione di rimanere nella storia. Aveva un ottimo strumento tra le mani, ma le decisioni della commissione sono state arbitrarie, non basate sui parametri del disagio socio-economico, e hanno beneficiato le grandi e fortunate località turistiche: quelle sul Lago di Garda e sulle Dolomiti». Secondo Asileppi, perciò, «l’80 per cento dei fondi è finito in località turistiche come Bormio, Tremosine, Limone, Cortina d’Ampezzo e Malcesine, e poco o nulla è stato dispensato ai Comuni realmente svantaggiati o per i quali sarebbe stata ragionevole una compensazione anche di carattere ambientale trovandosi sulle maggiori vie di comunicazione dirette alle montagne del Trentino – la Val d’Adige, appunto – ma senza poter beneficiare di alcun ritorno economico a fronte dei disagi e del traffico sostenuti».
Per questo diversi sindaci hanno espresso sollievo all’idea di dover dipendere da Trento e Bolzano per i fondi. Nonostante i dubbi che alcuni coltivano sulla sollecitudine con la quale le Province autonome soccorreranno Comuni non appartenenti ai loro bacini elettorali, Aliseppi si dice convinto che «gli amministratori di Trento e Bolzano abbiano più chiari in testa quelli che sono i bisogni dei territori di confine e che sapranno fare di più per sostenere i Comuni più svantaggiati». Magari – è una ipotesi – tagliando i fondi ai Comuni turistici loro diretti concorrenti – che finora ne hanno goduto di più – e distribuendoli, invece, ai Comuni agricoli o montani che, nel contempo, ne hanno più bisogno e non minacciano gli interessi economici dei loro dirimpettai.
11 luglio 2012