Lo assicura il Servizio di igiene degli alimenti di origine animale dopo le ispezioni. «Nelle aziende vicentine test negativi. Ora tocca ai supermercati»
VICENZA. «Per il momento i vicentini possono stare tranquilli. Abbiamo controllato i prodotti che escono dalle dieci aziende che nel nostro territorio preparano pasticci e paste farcite. Non c’è alcuna traccia di carne equina». Stefano Ferrarini è il capo del Servizio di igiene degli alimenti di origine animale dell’Ulss, che vigila sulla sicurezza alimentare. Le ispezioni sono iniziate non appena è scoppiato lo scandalo della carne di cavallo, dopo che tracce di Dna equino sono state trovate in Italia e in altri Paesi europei in campioni di lasagne, polpette, salsicce.
Fra gli imputati stabilimenti di medie dimensioni, ma anche autentici colossi dell’alimentazione e, addirittura, un nome mondiale dell’arredamento low-cost come Ikea, che utilizza nei propri capannoni di vendita ristoranti self-service e mini-supermercati che vendono surgelati. Ferrarini si è mosso con tutta la squadra di veterinari.
«I test – spiega – sono tutti negativi. Abbiamo chiesto ai responsabili dei laboratori e della gastronomie che usano il macinato di carne di effettuare degli autocontrolli. La carne usata è quella bovina dichiarata. Il ministero della salute ha disposto di monitorare anche i macelli di carne equina, ma nel Vicentino non ce ne sono. Ora inizieremo i controlli nei supermercati e nei punti di vendita al dettaglio».
Rientrato in buona misura l’allarme su tortellini e ravioli prodotti in Italia, l’allerta riguarda soprattutto le confezioni importate dall’estero. Gli uomini del servizi veterinari andranno a caccia di possibili proteine equine non dichiarate in etichetta, in attesa, fra l’altro, che il ministro Renato Balduzzi firmi l’ordinanza che istituirà l’anagrafe sanitaria degli equidi, un data base che riveli la storia sanitaria dei cavalli, sottraendoli a un limbo che li espone anche a crudeli maltrattamenti. Un po’ ciò che è accaduto con i bovini all’indomani della mortale epidemia della “mucca pazza”.
Il problema non è la carne equina in sé che arriva sulle tavole degli italiani. Il timore è che venga utilizzata la carne dei cavalli da corsa. «Quando nascono – spiega Ferrarini – i cavalli vengono destinati al macello o alle corse. I primi vengono controllati sotto l´aspetto della sicurezza alimentare in base a regole rigide. I secondi no, perché non dovrebbero finire nelle macellerie. Questa carne è, quindi, senza tracciabilità, non si sa se sia stata addizionata a sostanze tossiche». Il rischio é collegato alla chiusura di numerosi ippodromi per la crisi del settore ippico. Si teme che i cavalli prima impiegati per le corse vengano abbattuti e introdotti clandestinamente nella catena alimentare. Il pericolo è che la carne macinata delle lasagne e delle polpette possa provenire da anziani purosangue in pensione che negli anni delle gare siano stati imbottiti di farmaci o dopati con ormoni e steroidi.
«La molecola incriminata – spiega Ferrarini – si chiama fenilbutazone, un potente anti-infiammatorio che si somministra ai cavalli ma è nocivo per l’uomo». La frode alimentare è quindi anche un danno per la salute. Una truffa che apre scenari inquietanti e che sta già procurando conseguenze agli allevatori seri.
Il Giornale di Vicenza – 1 marzo 2013