Se è spesso complicata la gestione dei figli per una coppia separata, in alcuni casi si può dire altrettanto per gli animali da compagnia. Tra contese, affidamento, spese da dividere e scelte da affrontare. In tale contesto la dice lunga la vicenda di una coppia di Vicenza separata ormai da tre anni e della denuncia che lui ha formalizzato in questura, accusando la ex moglie di non averlo reso partecipe della scelta di sopprimere il cane, ormai vecchio, malato e sofferente, e pure il veterinario, per non aver fatto i dovuti accertamenti in merito alla proprietà dell’animale.
Da dire che l’uomo, a cui era effettivamente intestato il cane, tanto che nel microchip erano riportati i suoi dati anagrafici, non si sarebbe più interessato del cane dopo che lui era andato a vivere altrove. Aveva lasciato il cane alla sua ex che se n’era occupata, prendendosene cura. Come del resto aveva fatto anche in precedenza. La scelta di effettuare l’eutanasia all’amato cane non è stata certo facile. Il meticcio, della bella età di 16 anni, purtroppo soffriva di diverse patologie dovute anche all’età che gli rendevano anche difficile il solo camminare e non c’erano prospettive di miglioramento, anzi. Di qui la decisione difficile di sopprimerlo, anche in accordo con il veterinario che lo aveva in cura da tempo. Una decisione che la donna non ha condiviso con l’ex coniuge, che come detto non aveva più provveduto ad accudire e curare il cane. Eppure quando il 50enne ha saputo che l’animale era stato soppresso con una puntura, con la dolce morte, si è arrabbiato. Ma non solo, si è anche presentato in questura per denunciare la ex moglie, perché a suo dire non aveva chiesto la sua autorizzazione per dare la morte al vecchio animale di casa e perché aveva dichiarato il falso, non essendo lei la formale proprietaria. L’uomo ha chiesto inoltre di procedere anche nei confronti del veterinario, per non aver fatto i dovuti accertamenti in merito appunto al padrone del cane. Veterinario, c’è da dire, che aveva sempre visto in ambulatorio solo e soltanto la donna. Dell’esistenza dell’uomo, che non si era mai troppo interessato al meticcio e che appunto non si era mai fatto vedere in studio durante le visite al quattro zampe, probabilmente non ne sapeva nulla. Ora sarà da vedere se ci sono effettivamente i presupposti per procedere penalmente nei confronti della donna e del professionista.
Il Corriere di Vicenza – 16 marzo 2016