La Camera nega l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro del Turismo, accusata di abuso d’ufficio e peculato. Nel 2009 e nel 2010 uso l’elicottero dei carabinieri anziché ricorrere alla sua auto blu con autista. Costo: settemila euro a tratta
di Paolo Fantauzzi. Far spendere 14 mila euro allo Stato per due “passaggi” con l’elicottero dei carabinieri, benché si disponga dell’auto blu, non configura i reati di peculato né di abuso d’ufficio. O almeno, questa è la convinzione della Camera dei deputati, che ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere avanzata nei confronti dell’ex ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla. Una conclusione per molti versi scontata, dal momento che già la Giunta per le autorizzazioni era giunta a questa conclusione e che anche il pm della Procura di Milano che si è occupato del caso aveva chiesto l’archiviazione per la vicenda lo scorso 4 dicembre. Una conclusione che però non aveva convinto il tribunale dei ministri, che aveva invece ravvisato nel comportamento della Brambilla “i fatti tipici del delitto di abuso d’ufficio e di peculato” e chiesto quindi di procedere penalmente nei suoi confronti.
LA VICENDA
Il 9 dicembre 2009 la Brambilla ricorse al volo di Stato (un elicottero dei carabinieri) per recarsi da Calolziocorte (Lecco), dove vive, a Piazzola sul Brenta (Padova) per una conferenza sul turismo. A fine giornata si fece riportare nel suo paesino di residenza, sempre in elicottero, adducendo impegni istituzionali. Lo stesso accadde tre mesi dopo, il 13 marzo 2010, per un incontro con degli operatori turistici a Rimini. Anche in questo caso andata e ritorno, attestando “falsamente – scrivono i giudici – di dover far ivi rientro (a Calolziocorte, ndr) per il disbrigo di affari attinenti l’ufficio di ministro, in tal modo attraendo in inganno l’Ufficio per i Voli di Stato presso la Presidenza del Consiglio sulla inderogabilità del trasferimento in elicottero”. Costo dei viaggi, è stato calcolato durante le indagini preliminari, 7 mila euro a tratta, senza considerare le attività necessarie ad utilizzare in sicurezza il velivolo (come l’ambulanza e il servizio antincendio). Insomma, oltre 14 mila euro.
Tanto più che la Brambilla “aveva la disponibilità di più di un autista nell’arco della giornata” e quindi “il trasporto poteva essere effettuato con altra modalità ugualmente compatibile con lo svolgimento delle funzioni istituzionali rispondente ai criteri di economicità e sussidiarietà dettati per i voli di Stato”. Ovvero con l’auto blu, facendo risparmiare le casse pubbliche, visto che la direttiva sui voli di Stato parla chiaro e prevede l’uso dell’aereo o dell’elicottero solo dietro “comprovate e inderogabili esigenze di trasferimento” e se non ci sono “altre modalità di trasporto compatibili”.
LA GIUNTA DICE NO…
Il pubblico ministero, come detto, aveva chiesto l’archiviazione. Il tribunale dei ministri, l’autorizzazione a procedere per peculato e abuso d’ufficio. Una difformità che è servita alla giunta di Montecitorio per ravvisare la necessità di non procedere nei confronti della Brambilla. Proposta espressa dal relatore, il generale Domenico Rossi (deputato di Popolari per l’Italia) e sposata con convinzione anche dal Pd. Ecco infatti, stando al resoconto stenografico, cosa ha affermato il deputato democratico Franco Vazio lo scorso 27 febbraio: “È singolare che il pubblico ministero e il tribunale dei ministri siano pervenuti ad opposte conclusioni – essendosi espresso il primo a favore dell’archiviazione, mentre il secondo ha chiesto l’autorizzazione a procedere – ponendo alla base delle rispettive valutazioni i medesimi elementi di prova. Le prove addotte dal tribunale dei ministri a sostegno dell’impianto accusatorio non sono in linea con il materiale documentale e probatorio raccolto nel corso delle indagini ed esaminato dalla Giunta, in particolare per quanto concerne la presunta insussistenza dell’impegno istituzionale nel luogo di partenza e di rientro che, ad avviso del Collegio, si ricaverebbe da alcune testimonianze. In presenza di una dichiarazione della deputata Brambilla che ha confermato di aver assolto i suddetti impegni istituzionali e dell’assenza di prove idonee a porre in dubbio l’esistenza di tali impegni, si corre il rischio di produrre un’inversione dell’onere della prova, che ricadrebbe così sul ministro Brambilla, chiamata, a distanza di anni, a ricostruire l’agenda dei suoi impegni”.
…L’AULA ANCHE
Oggi, col voto segreto, è arrivato anche il diniego dell’Aula di Montecitorio. Col Pd schierato per “salvare” l’ex ministro berlusconiano, come ha mostrato sul suo profilo Facebook il deputato del Movimento cinque stelle Carlo Sibilia , che ha postato una foto in cui si vede il segretario d’Aula del partito Ettore Rosato dare indicazione al suo gruppo di votare “sì” (ovvero di approvare la relazione della Giunta che negava l’autorizzazione a procedere).
L’Espresso – 27 marzo 2014