Carico fiscale e contributivo, l’Italia svetta in Europa. Intanto l’inflazione sale al 3,3%. Più caro il carrello della spesa
Diminuisce la pressione fiscale in Europa, ma cresce in Italia. A fronte di un “tax ratio” sul prodotto interno lordo che nell’Ue pesa in media per il 38,5%, nel nostro paese tale quoziente si attesta nel 2010 al 42,3%. Nel 1995 la percentuale che misura l’incidenza totale di imposte e contributi sul Pil era pari al 39,4% nell’area Ue e al 39,8% in Italia. È quanto emerge da una ricerca di Synergia Consulting Group basata sui dati Eurostat relativi al periodo 1995-2012. Intanto in Italia il tasso di inflazione continua a salire e a giugno registra un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 3,3% rispetto a giugno 2011. Il rialzo, soprattutto, dagli alimentari non lavorati. A giugno rincara anche il carrello della spesa: i prezzi dei prodotti più acquistati hanno subito un aumento su base mensile dello 0,2% e su base tendenziale del 4,4%.
L’Italia, l’Europa e le tasse
A livello di tax ratio complessivo, si assiste a una diminuzione piuttosto generalizzata. Oltre all’Italia (+2,5% tra il ’95 e il 2010), registrano segno più Belgio (+0,1%), Austria (+0,6%), Cipro (+8,8%), Gran Bretagna (+0,9%), Malta (+6,5%), Portogallo (+2%) e Grecia (+1,9%). Analizzando le singole tipologie reddituali, inoltre, emerge che l’Italia si posiziona al primo posto per carico fiscale e contributivo sul lavoro. Già nel 1995 il Belpaese presentava un quoziente superiore alla media europea (37,8% contro 35,3%), ma alla fine del 2010 il gap si è allargato ulteriormente (42,6% contro 33,4% dell’Ue). Anche per quanto riguarda i proventi da capitali (rendite, dividendi e interessi) l’Italia è ai primi posti, classificandosi con un tax rate superiore al 25% alle spalle della sola Svezia.
Lo studio sottolinea che il peso complessivo di tasse e contributi sul prodotto interno lordo in Europa è di circa il 39%, contro il 26,9% del Giappone e il 24,8% degli Stati Uniti. «L’Unione Europea è considerata un’area del mondo con elevato carico fiscale», spiega Pietro Mastrapasqua, amministratore delegato di Synergia Consulting Group, «Per attirare nuovi investimenti e favorire lo sviluppo delle economie, bisogna riflettere su un carico impositivo più equilibrato. Al giorno d’oggi i mercati sono globali e per stimolare la crescita anche il fattore tributario è diventato estremamente rilevante».
La Scandinavia si conferma la zona dell’Ue con il prelievo erariale e previdenziale maggiore. Nonostante un calo tra il 1995 e il 2010 di circa il 2%, Danimarca (47,6%) e Svezia (45,8%) si collocano in testa alla classifica europea. I paesi dove il carico tributario e contributivo è più leggero, secondo la ricerca, sono invece Irlanda (28,2%), Slovacchia (28,1%), Bulgaria (27,4%), Lettonia (27,3%) e Romania (27,2%).
Istat, l’inflazione sale al 3,3%. Più caro il carrello della spesa
Il tasso di inflazione continua a salire e a giugno registra un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 3,3% rispetto a giugno 2011. Lo rileva l’Istat, spiegando che il rialzo deriva, soprattutto, dagli alimentari non lavorati. L’inflazione acquisita per il 2012 sale al 2,8%, mentre l’inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi resta al 2,2%. A giugno rincara anche il carrello della spesa: i prezzi dei prodotti maggiormente acquistati hanno subito un aumento su base mensile dello 0,2% e su base tendenziale del 4,4%, con un’accelerazione di due decimi di punto percentuale rispetto a maggio (+4,2%).
“I dati Istat sul tasso di inflazione e sull’aumento del carrello della spesa, nell’attuale periodo di recessione, rischiano di creare una miscela esplosiva che può avviarci a un’inflazione pericolosissima per le famiglie e le imprese”, sottolinea Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum, che stima una decurtazione del reddito familiare di circa 760 euro tra il 2011 e il 2012. Il principale effetto di sostegno alla dinamica dell’indice generale, spiega l’Istat, deriva dall’aumento congiunturale dell’1,5% dei prezzi dei beni alimentari non lavorati, che determina un’accelerazione del loro tasso annuo di crescita (2,6%, dallo 0,8% di maggio). L’effetto di contenimento, invece, si deve alla flessione mensile dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (-2,6%), per effetto del ribasso dei prezzi di tutti i carburanti.?
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) sale dello 0,2% su maggio e segna una crescita del 3,6% su base annua (era +3,5% a maggio). I maggiori rialzi congiunturali dei prezzi riguardano alimentari e bevande analcoliche e comunicazioni (+0,8%); diminuiscono rispetto al mese precedente i prezzi dei trasporti (-0,3%). Nel confronto tendenziale, l’Istat rileva gli aumenti maggiori per bevande alcoliche e tabacchi (+8,1%), abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+7,6%) e trasporti (+6,4%). Le città in cui i prezzi registrano gli aumenti tendenziali più elevati sono Potenza (+4,8%), Genova (+4,1%) e Trieste (+3,8%).
ItaliaOggi – 15 luglio 2012