Medici, veterinari, tecnici che operate nei Dipartimenti di prevenzione state attenti: è nei vostri servizi che si annida tutta la corruzione della pubblica amministrazione! Chiariamo subito che non si tratta di una nostra idea, ma della singolare convinzione di un direttore generale di un’azienda sanitaria veneta, Daniela Carraro, da gennaio alla guida dell’Ulss dell’Alto Vicentino. «All’Ulss 4 spunta il detective anticorruzione». Questo il titolo che campeggiava a piena pagina di un giornale di domenica 20 aprile. Di cosa si tratta, si sarà chiesto il lettore? Un’iniziativa pioneristica del direttore generale? Ha forse scoperto sacche di malaffare nell’azienda che dirige? Niente di tutto questo.
Il Dg sta solo pedissequamente dando attuazione alle prescrizioni imposte della legge 90/2012, la cosiddetta Anticorruzione, adottando il Piano per la prevenzione della corruzione. Ha deciso però di comunicarlo con rilievo ai giornali e così la nomina del previsto responsabile della prevenzione della corruzione diventa l’incarico a una specie di misterioso James Bond.
E fin qui passi. Sappiamo per esperienza quanto tengano molti direttori generali alla comunicazione! Quello che colpisce è che nessuna delle attività considerate “a maggior rischio” corruzione dal legislatore sembrino preoccupare il direttore Carraro. Macchè autorizzazioni, concessioni, procedure di scelta del contraente nell’affidamento di lavori, forniture e servizi, concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi, concorsi e prove selettive per l’assunzione di personale. Se pensate che siano quelli i gangli decisivi in cui si può insediare il malaffare avete tutti capito male. Dovete dimenticare le cronache giudiziarie! Per la Dg è il settore “igiene pubblica” (?) quello più a rischio. Anzi l’unico a rischio, visto che la manager cita solo quello.
Sentite cosa dice testualmente all’intervistatore sui servizi a maggior rischio corruzione. «Di prim’acchito si potrebbe pensare agli uffici che gestiscono gli appalti. In realtà non è così, perché tali settori sono talmente normati e tenuti sotto controllo che il rischio di corruzione è molto più basso. Diverso è invece il discorso, per esempio, del settore Igiene pubblica. Penso a chi deve fare i controlli sanitari negli allevamenti piuttosto che negli insediamenti produttivi. Sia chiaro che non sto parlando del caso specifico dell’Ulss 4. Non ho alcun dubbio sull’onestà dei nostri dipendenti, ma ritengo che andare a ispezionare gli stessi allevamenti per 20 anni possa far perdere le capacità valutative».
L’articolo continua: «Detto brutalmente, significa essere più esposti, proprio per il tipo di lavoro, al rischio di accomodamenti per via del rapporto che si instaura con i proprietari dei siti controllati in vent’anni di frequentazioni».
La Carraro si rifà alla legge Anticorruzione che prevede esplicitamente la rotazione del personale in modo da evitare il consolidamento di «pericolose forme di privilegio nella gestione diretta di certe attività». Giusto. Solo che la normativa lo prevede per tutti i settori della pubblica amministrazione, la Dg invece ritiene capace di collusione solo il personale dei Dipartimenti di prevenzione che “può perdere le capacità valutative”.
Direttore Carraro, le sue affermazioni sono gravissime. Le violazioni della legge vanno condannate e perseguite con severità. Ma ipotizzare che un rapporto di lavoro con utenti, pazienti o fornitori debba per forza degenerare nell’illegalità è un’illazione gratuita e diffamatoria. Sarebbe come ipotizzare che tutti i medici prescrivono farmaci o protesi acustiche dietro bustarelle delle aziende produttrici, che tutti i tecnici siano in combutta con le ditte che conoscono da decenni perché operano sullo stesso territorio, che i dirigenti distribuiscono incarichi in cambio di favori dai politici. E qui ci fermiamo.
Speriamo di cuore che le esternazioni della manager dell’Ulss 4 non rappresentino il “sintomo” di un più diffuso sentimento nei confronti di chi opera nella prevenzione. Sentimento che finirebbe con l’alimentare solo un clima di sospetti e ritorsioni, buttando a mare tanti, troppi, anni di silenzioso lavoro.
Caro direttore, gli operatori dei Dipartimenti di prevenzione, i medici e i veterinari che fanno i controlli negli allevamenti e nelle attività produttive, hanno il compito ogni giorno di far rispettare le leggi dello Stato a tutela della salute pubblica e della sicurezza alimentare. Nel farlo, anche nella nostra Regione del Nord Italia, spesso subiscono intimidazioni e violenze. Avrebbero bisogno di avere le istituzioni al loro fianco. Non di insinuazioni immotivate e incredibili.
Ci pensi, direttore Carraro.
Roberto Poggiani, segretario regionale Fvm-Sivemp Veneto
24 aprile 2013