di Davide Colombo. Per la soluzione dell’annoso problema del precariato nella pubblica amministrazione il Governo è pronto a confrontarsi con le proposte del Parlamento. Ma non sosterrà nuove stabilizzazioni di massa. Alla vigilia del passaggio in Aula al Senato del ddl di conversione del decreto 101 sul pubblico impiego, il ministro per la Pa, Gianpiero D’Alia, conferma al Sole 24Ore che non ci sono spazi per nuove sanatorie. «Abbiamo individuato un percorso di selezione dei migliori collaboratori con due canali – spiega il ministro – quello dei concorsi dedicati a coloro che hanno un contratto a termine da almeno tre degli ultimi cinque anni e quello dei concorsi aperti a tutti, tenendo conto però, secondo un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, dei vincitori delle selezioni più recenti. Una terza ipotesi non c’è ed è quindi sbagliato parlare di stabilizzazioni».
Dopo la stabilizzazione firmata da Romano Prodi nel 2007 il numero dei terministi è cresciuto di altre 10mila unità, passando da 112mila a 122mila, la stragrande maggioranza dei quali sono nelle Regioni e negli enti locali. Con il decreto di agosto il ministro ha individuato una via d’uscita che punta sulla gradualità: «A risorse economiche invariate e nei limiti delle facoltà assunzionali (20% di turn over nel 2014 e 50% nel 2015, ndr) questa è l’unica strada percorribile per uscire credibilmente dal precariato. Sapendo che con i concorsi dedicati e l’obbligo di utilizzo delle graduatorie si può assumere nuovo personale nel 2014 senza far saltare i conti e garantendo la continuità degli uffici».
In sede di modifica il Governo sta mettendo a punto misure di ulteriore accelerazione delle procedure per i futuri concorsi selettivi, mentre entro l’anno il Dipartimento Funzione pubblica dovrebbe completare il censimento sui contratti a termine in corso. «Il costo sostenuto per i concorsi del passato è certo e i giovani che hanno vinto e sono in graduatoria hanno diritto alla selezione» argomenta il ministro. Mentre per i nuovi contratti a termine il datore di lavoro pubblico «sarà obbligato a indicare una causale e potrà ricorrere alla flessibilità solo in casi eccezionali e temporanei». Un freno anche maggiore di quelli previsti nel privato dopo le mille modifiche apportate alla riforma Fornero. «E vale ricordare – dice D’Alia – che si prevede la nullità dei contratti a termine senza causale con responsabilità per danno erariale del dirigente responsabile dell’atto».
Il pacchetto pubblico impiego si completa con la misura che prevede la cessione di contratti per facilitare la mobilità dei dipendenti di diverse società partecipate soggette a riordino e la proroga al 2015 (non più 2014) dei termini per il pensionamento con i vecchi requisiti pre Fornero dei dipendenti in esubero a seguito del taglio delle dotazioni organiche (spending review).
Il confronto sui 470 emendamenti presentati in Commissione Affari costituzionali, a Palazzo Madama, è in corso. Oggi dovrebbero essere sentiti i ministri Trigilia e Orlando sulle norme che riguardano l’istituenda Agenzia per la coesione territoriale, l’utilizzo immediato delle discariche dell’Ilva di Taranto e la semplificazione del Sistri. Poi, entro giovedì, si dovrebbe passare alla discussione in Aula.
Il Sole 24 Ore – 25 settembre 2013