Atteso da sette mesi, con gran scorno del presidente della commissione Sanità Leonardo Padrin (che più volte ha richiamato Palazzo Balbi ai suoi doveri) e qualche fastidio per i direttori generali (costretti ad amministrare senza avere piena contezza dei numeri), il riparto 2012 delle Usl venete è stato infine approvato dalla giunta. Non senza qualche piccolo mistero: il presidente Luca Zaia, infatti, prima s’è scordato di dirlo al consueto punto stampa, poi, incalzato da un cronista, ha detto che sì, in effetti il riparto aveva avuto il via libera, ma nel pomeriggio gli uffici si sono rifiutati di diffonderlo, spiegando che era necessario altro tempo per alcuni «ritocchi» e le tabelle, pur approvate dalla giunta, non erano ancora definitive. Tant’è, al di là del pasticcio, qui si può leggere quanto andrà a ciascuna Usl quest’anno. Anche se nelle prossime ore potrebbero intervenire correttivi. Leggi anche Riparto, troppi squilibri
E se mai interverranno delle modifiche nelle prossime ore, seppur di qualche milione, difficilmente potranno stravolgere l’impianto complessivo del riparto messo a punto dal segretario generale della Sanità Domenico Mantoan, che rispetto all’anno scorso presenta tre novità significative.
La prima è l’aumento riconosciuto indistintamente a tutte le Usl della regione, con una variazione che va dall’1 al 2% con l’eccezione delle aree disagiate, ossia la montagna, la laguna ed il Polesine, che in virtù della loro specificità possono godere di aumenti leggermente più consistenti (a Venezia, ad esempio, siamo attorno al 5%). La seconda novità riguarda la creazione di un fondo dedicato agli investimenti nelle aziende sanitarie, a cui sono stati destinati 70 milioni. Palazzo Balbi ha infatti deciso di scorporare la parte destinata agli investimenti da quella dedicata alla spesa corrente (che poi è il riparto vero e proprio), così da evitare quelle confusioni contabili che sono all’origine del profondo rosso registrato dalle Usl nel pagamento degli ammortamenti relativi agli acquisti degli ultimi anni. Non che finora le Usl non abbiano investito: dei 70 milioni in questione, infatti, all’incirca una decina sono già stati autorizzati con delibere ad aziendam approvate dalla giunta. La terza novità, la più importante perché destinata a condizionare la spesa sanitaria nei prossimi anni, è la suddivisione delle Usl in quattro fasce («aree disagiate», «capoluoghi» più altri due gruppi legati alla dimensione dei bacini di utenza) e l’attribuzione a ciascuna di queste di una sorta di «spesa pro capite standard», cui saranno in futuro parametrati i riparti, così da uniformare i budget tra territori simili, evitare ingiustizie e creare un termometro immediato col quale misurare vizi e virtù nella gestione e nella spesa.
Per le Usl dei capoluoghi, lo standard è individuato a 1.582 euro; per quelle di seconda fascia a 1.568 euro; per quelle di terza fascia a 1.540 euro; quelle disagiate avranno un bonus dello 0,5%. Venendo ai numeri veri e propri, rispetto allo scorso anno e nell’attesa che il governo decida finalmente le quote del riparto nazionale, le Usl venete (sono escluse le Aziende universitarie di Padova e Verona e lo Iov) potranno disporre complessivamente di 7 miliardi 894 milioni, contro i 7 miliardi 703 milioni dello scorso anno (con le due Aziende e lo Iov la cifra sale a 8 miliardi 028 milioni). Ci sono poi i 70 milioni del fondo sugli investimenti, 96 milioni di saldo attivo della mobilità regionale, 230 milioni per la spesa accentrata e 85 milioni del fondo per le attività trasfusionali. Qualcuno potrebbe sbottare: ma come, dopo aver gridato ai tagli draconiani del governo, ora le cifre sono tutte al rialzo? Il punto è che la spesa sanitaria è fisiologicamente in aumento, di anno in anno, ed a questa si deve far fronte con stanziamenti sempre maggiori. Il problema sta nella misura di questi maggiori stanziamenti: ad aprile 2011, ad esempio, il governo aveva previsto una spesa sanitaria di 117 miliardi 391 milioni per il 2012 e di 122 miliardi 102 milioni per il 2013. Dopo le manovre Monti e Tremonti siamo a 113 miliardi e 597 milioni per quest’anno (comunque in aumento rispetto al 2011) e 112 miliardi 927 milioni per il prossimo anno. Il Veneto lascerà sul campo 900 milioni in 3 anni, di qui le difficoltà nella programmazione. Venendo alle singole Usl, il budget più sostanzioso va a Padova, seguita da Verona e Treviso mentre l’incremento maggiore va a Venezia (più 30 milioni), ancora Padova (più 16 milioni), Asolo e di nuovo Verona (più 15 milioni). Complessivamente, il «sistema Verona», più volte tacciato di godere della protezione del dominus della Sanità veneta Flavio Tosi e dell’assessore Luca Coletto, porta a casa 1 miliardo 343 milioni. «Ma quest’anno siamo addirittura sotto la media pro capite – sorride Coletto -. Grazie agli standard stiamo progressivamente livellando la spesa in tutte le Usl».
Corriere del Veneto – 1 agosto 2012
Alla sanità torta da otto miliardi: più soldi a Belluno e Venezia
Incalzata dal “fuoco amico” e dall’opposizione, la giunta del Veneto ha approvato il riparto sanitario 2012, cioè la distribuzione delle risorse di spesa alle 21 Ulss del territorio. Una delibera di programmazione che sfiora gli 8 miliardi di budget e arriva con inspiegabile ritardo, preceduta dalla protesta del pidiellino Leonardo Padrin (il presidente della commissione sanità) che ha bollato di «grave inadempienza» l’azione dell’esecutivo. «Colpa del decreto salvaItalia e delle spending review che ci hanno costretto a rifare più volte i conti», la replica del governatore Luca Zaia, che, curiosamente, ha annunciato la decisione quasi di sfuggita, nello scorcio finale dell’incontro con i giornalisti. In precedenza la maggioranza di centrodestra aveva appreso le cifre del riparto dalla voce dell’assessore Luca Coletto, concedendo il via libera non senza battibecchi, tanto che il progetto iniziale degli stanziamenti (messo a punto in aprile dal top manager Domenico Mantoan e giacente nel cassetto dell’assessore) è stata licenziata con qualche ritocco. Ne sintetizziamo i contenuti nella tabella a fianco: un quadro provvisorio che oggi la Regione perfezionerà in via definitiva. Nei fatti quest’anno le Ulss si spartiranno complessivamente 7,89 miliardi euro (+1% rispetto al 2011) una cifra imposta dai tagli governativi che non copre interamente l’indice inflattivo e impone ai direttori generali ulteriori risparmi. Ma le novità più significative arriveranno l’anno prossimo, con la suddivisione della sanità veneta in quattro fasce, dotate di una quota pro capite di spesa annua decrescente. Più quattrini, come al solito, alle “specificità territoriali” (laguna, montagna e Polesine) con un ventaglio che va da 1882 a 1720 euro; a seguire gli “hub” capoluogo (1582 euro) e le due fasce territoriali – media e piccola – cui saranno assegnati rispettivamente 1568 e 1540 euro. Quattro scaloni rispetto alla miriade di quote differenziati precedenti, secondo un disegno – sollecitato, tra gli altri, dal vicepresidente Marino Zorzato – che mira ad attenuare progressivamente le disparità di trattamento. Così, nel 2013, secondo la simulazione resa nota dagli uffici regionali, aumenteranno le disponibilità di Belluno (+2 milioni), Venezia-Mestre (2,1 mln), Feltre (1 mln) e Chioggia (910 mila). Tra i capoluoghi, Padova fletterà inizialmente da 793 a 777 milioni (-15) ma il successivo fondo di riequilibrio dovrebbe ricondurla al di sopra del budget originario. Tranquilla Treviso: 9,2 milioni in più con riequilibrio ai 659 milioni di partenza. Analoghe considerazioni per Este, Pieve di Soligo, San Donà di Piave, Cittadella: conclusa la partita di giro, riceveranno – salvo sorprese – un arrotondamento pari al punto percentuale. Perché la formulazione ipotetica? Perché i numeri assoluti non sono certi: agli effetti stimati della spending review fanno eco le trattative ancora in corso tra il Governo e gli amministratori che dovrebbero consentire investimenti per una settantina di milioni. Cifre indicative, allora, la cui provvisorietà conferma la confusione e le tensioni che caratterizzano questo fronte, cruciale sul piano del potere e del consenso.
Il Mattino di Padova – 1 agosto 2011