Il Sivemp del Veneto ha impugnato davanti al Tar la delibera regionale 2271 e gli atti aziendali di 19 aziende sanitarie del Veneto. Il ricorso è stato notificato e si è in attesa della fissazione dell’udienza per la sospensiva. Il sindacato italiano dei veterinari di medicina pubblica si è visto costretto a ricorrere contro il provvedimento della Giunta, che detta le nuove linee guida per la predisposizione dell’atto aziendale e per l’organizzazione del Dipartimento di prevenzione, e contro tutti gli atti aziendali delle Asl che sono in contrasto con la normativa nazionale e regionale. Il decreto Balduzzi e lo stesso Piano socio sanitario del Veneto dispongono, infatti, che i servizi veterinari siano articolati in tre strutture complesse autonome, sia sotto il profilo organizzativo che tecnico-funzionale, tributarie di risorse economiche proprie. La delibera 2271 invece stabilisce arbitrariamente che le strutture complesse veterinarie in ogni Asl siano “almeno una”.
Ebbene, l’unica azienda sanitaria che ha previsto i tre servizi veterinari con le tre canoniche strutture complesse è la Ulss 6 di Vicenza*. Per il resto ci troviamo di fronte alle previsioni più fantasiose delle Asl, con servizi veterinari articolati su una o due strutture complesse, accorpamenti “inediti” di aree diverse, organizzazioni irrazionali in cui si arriva addirittura a far dipendere, nella scala gerarchica, un canile sanitario da un medico. Per non parlare delle strutture semplici ridotte al lumicino.
Un quadro complessivo di smantellamento dei servizi veterinari che ne mette gravemente a rischio l’operatività e l’efficienza. Come si ricorderà la delibera 2271 del 10 dicembre scorso revoca e sostituisce la precedente delibera 975 del 18 giugno, che il Sivemp aveva a sua volta impugnato davanti al Tar. La revoca aveva fatto sperare in una correzione del testo in senso più rispettoso della normativa. Così non è stato e, se possibile, rispetto agli atti aziendali licenziati dalle Asl a ottobre la situazione complessiva è peggiorata.
Nella nuova delibera 2271 non solo vengono ripetute le previsioni già contestate dal Sivemp per la 975, ma vengono introdotti ulteriori elementi di incongruenza. Per la qualificazione dei servizi veterinari si fa riferimento nello stesso provvedimento a parametri difformi. Prima la 2271, nel corpo della delibera, aggancia l’individuazione del numero di strutture complesse a quelli dei macelli e dei capi di bestiame presenti sul territorio. Poi, nell’allegato C, si stabilisce che la qualificazione dei servizi dipenderà delle risultanze della ricognizione delle prestazioni Lea. Dato peraltro non ancora disponibile visto che il termine ultimo di consegna della rilevazione dei dati Lea è fissato dalla stessa Regione al 31 marzo 2014. Quindi si è chiesto alle Asl di individuare le strutture sulla base di un determinato parametro prima ancora (31 gennaio 2014) che tale parametro fosse effettivamente disponibile (31 marzo 2014).
Va sottolineato, in ogni caso, che il decreto Balduzzi e il Pssr stabiliscono che le strutture complesse in ogni Asl siano obbligatoriamente tre, indipendentemente da bestiame, macelli o altri fantasiosi parametri. Da rilevare poi come il semplice numero degli stabilimenti di macellazione presenti in un determinato territorio non possa costituire un parametro ammissibile per indicare la mole delle attività. Non si può ritenere equivalenti, da questo punto di vista, un macello con capienza da 50 capi l’anno con uno da 50mila capi l’anno.
“Con una riorganizzazione dei servizi veterinari messa in atto con queste modalità la Regione Veneto si assume gravi responsabilità – commenta il segretario regionale Sivemp, Roberto Poggiani – . Non solo nei confronti di professionisti messi nell’incapacità di svolgere con efficienza il proprio lavoro, ma, soprattutto, dei cittadini e degli operatori economici. Per questi motivi, con senso di responsabilità, ci siamo fatti carico di impugnare provvedimenti lesivi per la salute pubblica e la nostra economia, già messa a dura prova dalla crisi”.
“Lo scadimento dei modelli organizzativi peraltro – spiega il segretario Sivemp – potrebbe compromettere il raggiungimento degli obiettivi Lea veterinari a cui sono direttamente collegati i finanziamenti del piano sanitario. Con il rischio di perdere fondi per centinaia di milioni”.
E aggiunge: “In questi mesi stiamo assistendo a un vero e proprio accanimento verso la sanità veterinaria pubblica in Veneto. La disaggregazione delle competenze a livello di strutture regionali, che ha tolto alla Sezione veterinaria quelle sulla sicurezza alimentare, sta producendo una situazione caotica, in cui mancano riferimenti certi. Con queste “scelte” la Regione, tra l’altro, ha posto il Veneto al di fuori del modello organizzativo del Ministero e delle altre Regioni italiane, interrompendo la catena di comando e il dialogo a livello istituzionale e operativo. Per non parlare delle possibili ripercussioni sulla strutturazione dei servizi veterinari delle Asl che lo stesso Pssr (di cui troppo spesso il legislatore regionale sembra dimenticarsi) definisce “in linea con l’organizzazione regionale”.
nota: *Delle 21 aziende sanitarie venete l’unica che non ha ancora ufficializzato l’Atto aziendale è la Ulss 18 di Rovigo che aveva ottenuto dalla Regione una proroga per la presentazione al 15 marzo
A cura Ufficio stampa Sivemp Veneto – 7 marzo 2014 – riproduzione riservata