Repubblica. Un testo unico che raccolga tutte le varie proposte di legge disperse in Parlamento e dintorni, con l’obiettivo (difficile) di approvarlo entro la fine della legislatura. Oggi è la Giornata mondiale della sicurezza del lavoro, domenica sarà il Primo Maggio, e una volta tanto in concomitanza con le celebrazioni dei lavoratori qualcosa sembra muoversi sul fronte politico. Il beneficio d’inventario è d’obbligo, visto l’esito, fin qui, delle tante iniziative scaturite dall’ “indignazione del giorno dopo”, l’ondata di promesse e impegni che governo e partiti hanno dispensato come reazione immediata ai casi più eclatanti di morti sul lavoro (dalla fine di Luana D’Orazio ai tre gruisti precipitati a Torino, ai due ragazzi morti durante l’alternanza scuola- lavoro), salvo poi abbandonare al loro destino proposte e disegni di legge.
«Lavoriamo a questo testo che modificherà norme già esistenti e ne introdurrà di nuove – spiega il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro, Gianclaudio Bressa –. L’obiettivo è di produrlo a fine maggio insieme alla relazione conclusiva della Commissione e, facendolo partire dal Senato, portarlo ad approvazione definitiva entro il termine della legislatura». Sul testo unificato dovrebbero convergere maggioranza e opposizione, visto che tutti (FdI compresi) hanno votato la relazione intermedia della Commissione.
L’intervento parlamentare si aggiungerebbe, dunque, a quello del governo in carica che, ricordiamolo, ha rafforzato organici e poteri sanzionatori dell’Ispettorato nazionale del lavoro, con novità come la sospensione dell’attività delle imprese inadempienti anche in assenza di recidiva e l’abbassamento al 10% della soglia di lavoratori in nero sotto la quale scatta lo stop all’impresa. Riforma frenata dalle resistenze della burocrazia e dagli endemici problemi dei conti pubblici, visto che ai dipendenti dell’Ispettorato non è stata riconosciuta la stessa indennità prevista per tutti gli altri lavoratori con contratto ministeriale.
Nell’articolato troverebbe posto sia la costituzione della Procura nazionale del Lavoro, sulla falsariga di quanto fatto a suo tempo (con successo) nella lotta alle mafie, che l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio e lesioni sul lavoro. Allo studio poi una norma che, nelle filiere dell’appalto, lasci in carico anche al committente la responsabilità di eventuali inadempienze e incidenti accaduti nelle aziende appaltatrici.
Sullo sfondo, regole e tutele contro il caporalato (emergenza a monte dei problemi della sicurezza sul lavoro, così come l’intera economia sommersa), a cominciare dalla proposta di legge presentata di recente al Cnel, che prevede un programma di protezione giuridica, economica e sociale, per i lavoratori che hanno la forza (e il coraggio) di denunciare lo sfruttamento. Insomma, l’insieme di proposte rimaste solo sulla carta, nonostante l’incalzare dei numeri di un’emergenza diventata ormai tragedia nazionale. E non solo quelli, umanamente insopportabili, delle oltre tre morti di media al gio rno o di un incidente al minuto (nel 2021, in base alle denunce all’Inail, i caduti del lavoro sono stati 1.221, oltre 555 mila gli infortuni, mentre nel primo bimestre di quest’anno i primi sono aumentati del 9,6% e i secondi del 47,6%). Secondo le stime, infatti, il danno economico causato da infortuni e malattie professionali in Italia raggiunge il 6,3% del Pil.