Produzione in forte calo in tutta la Pianura padana e prezzi in picchiata: si prospetta un’altra annata difficile per il mais che nella campagna 2012 era stato pesantemente colpito dal problema delle aflatossine. Il raccolto di mais quest’anno dovrebbe, secondo le previsioni di Marco Aurelio Pasti, presidente dei maiscoltori italiani, scontare da una parte il calo delle superfici seminate e dall’altra una riduzione delle rese a causa delle semine ritardate di oltre un mese a causa delle eccessive piogge primaverili. La flessione dell’offerta per la coltura di base dell’alimentazione zootecnica dei bovini non ha però aiutato i prezzi perché sull’andamento di mercato del mais nazionale influiscono le vicende d’oltreoceano, dove le quotazioni hanno recentemente mostrato gli scivoloni
Scivoloni legati alla crescita della domanda con le previsioni per gli Usa di una resa eccezionale e un raccolto record mai raggiunto, intorno ai 370 milioni di tonnellate. «I produttori sono indietro – spiega Pasti – con il raccolto per i ritardi delle semine e mentre l’anno scorso sono state colpite da perdite solo le zone non irrigue, quest’anno sono state penalizzate anche le zone irrigue. Le flessioni produttive quindi ci saranno anche se difficile tirare conclusioni». Resta anche quest’anno un problema delle aflatossine comparse a macchia di leopardo. «Gli attacchi sono meno gravi di quelli dello scorso anno anche se non trascurabili». L’allarme è quest’anno elevato anche sulle fumonisine generate dagli attacchi della piralide del mais che ha colpito i campi seminati in ritardo. «Considerando che le superfici investite a mais sono inferiori rispetto alla media degli ultimi 5 anni – sottolinea Pasti – il raccolto sarà ancora più basso di quello dello scorso anno. Probabilmente saremo intorno ai 7-8 milioni di tonnellate». In basso Veneto la raccolta di mais è a buon punto e il resto è molto indietro, mentre in Emilia Romagna è stata completata. In Lombardia, dove le semine sono state posticipate a fine maggio e in alcune zone è stato possibile entrare nei campi solo a giugno, Confagricoltura Mantova stima già una riduzione del 30% per il mais da granella sempre per e l’andamento climatico sfavorevole, troppo umido e piovoso in primavera, che ha ritardato le semine con inevitabile calo produttivo. A Cremona, il presidente del Consorzio agrario provinciale, Ernesto Folli, segnala una perdita fino al 50% del raccolto. I prezzi mondiali sono in flessione per l’aumento dell’offerta di mais negli Usa e le pressioni export da parte dell’Ucraina. Oggi in Italia il mais per la zootecnia viene pagato intorno ai 175 euro a tonnellata. «C’è preoccupazione tra i maiscoltori per i costi che sono aumentati, ma in realtà quello di oggi è un prezzo tornato su livelli più normali rispetto agli aumenti degli ultimi anni». Secondo le rilevazioni della Borsa merci telematica italiana il prezzo all’ingrosso del mais ha evidenziato una perdita del 17,7% rispetto ad agosto. Il mais, a fine settembre è sceso ai minimi degli ultimi tre anni perdendo, rispetto allo scorso anno, il 27,8 per cento.
Agrisole – 28 ottobre 2013