C’è molta attesa per l’aggiornamento dei livelli tollerabili di esposizione a Pfoa e altri composti perfluorurati che l’Efsa sta effettuando e che dovrebbe essere reso noto a breve. Intanto un recente studio dell’Istituto per la salute pubblica olandese pone un livello tollerabile di esposizione umana a Pfoa pari a 12,5 ng/kg peso corporeo/giorno, in linea con quello proposto dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti, pari a 20 ng/kg peso corporeo/giorno. Valori di molto inferiori a quelli del precedente studio Efsa del 2008.
L’istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente Rivm ha recentemente calcolato gli standard di qualità ambientale (Eqs) del Pfoa per le acque interne, secondo la metodologia indicata dalla Comunità Europea nella direttiva quadro sulle acque. Il valore di qualità ambientale più basso, pari a 48 ng Pfoa/L, è stato calcolato per l’uomo quale conseguenza della presenza di Pfoa nel prodotto ittico pescato e consumato da acque dolci.
Il consumo di pesce, pari a 1,63 grammi per kg di peso vivo è stato posto al 10% del contributo totale all’esposizione, tenendo conto che l’esposizione a Pfoa riconosce anche la via inalatoria, l’ingestione accidentale di polvere di casa, e l’assunzione di altri alimenti contaminati, acqua potabile compresa.
In tale studio, è stata posto un livello tollerabile di esposizione umana a Pfoa pari a 12,5 ng/kg peso corporeo/giorno, in linea con quello di recente proposto dall’ Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti, US-EPA, pari a 20 ng/kg peso corporeo/giorno.
Tale valore Eqs di 48 ng Pfoa/L risulta di molto inferiore all’Eqs calcolato in Italia, in base a consumi di pesce d’acqua dolce, pari a 9700ng/L, quest’ultimo ricavato tenendo presente il livello tollerabile di esposizione alimentare per Pfoa proposto da Efsa nel 2008, pari a 1500 ng/kg peso corporeo/giorno.
L’aggiornamento dei livelli tollerabili di esposizione a Pfoa e ad altri composti perfluorurati, atteso a breve da Efsa (e a cui collaborano i ricercatori Rivm), risulta quindi un passaggio decisivo per la ri-definizione di una efficace opera di prevenzione all’esposizione alimentare a tali sostanze in ambito nazionale.
La documentazione
19 settembre 2017 (Ufficio stampa Sivemp Veneto)