Ce ne eravamo accorti tutti da tempo, ma ora che con la crisi i comuni cominciano a non avere più soldi per l’assistenza delle famiglie bisognose, la cattiva gestione del randagismo e dei canili diventa ancora più evidente. Già perchè proprio dei comuni è la responsabilità della tutela delle persone dai cani randagi e proprio i comuni devono accollarsi il peso economico dei cani di nessuno, mantenendoli in apposite strutture. Si sa che ai contribuenti mantenere un cane randagio costa circa 5 euro al giorno, (1800 euro l’anno), basta moltiplicare questa cifra per il numero di cani affidati ai comuni per scoprire che stiamo parlando di un’uscita fissa non indifferente. Proprio in questi giorni sulla stampa locale, il vicesindaco di Arnara (Frosinone), Adriano Roma, ha dichiarato che il suo comune spende più soldi per i cani randagi che per i servizi sociali.
Il che ha aperto il dibattito intorno alla capitale, anche in relazione al recente sequestro del canile romano. La presidente dell’associazione canili Lazio Onlus, Simonetta Panni, accusa le istituzioni di non aver affrontato seriamente il fenomeno nel corso degli anni. “Sono i cittadini – continua Panni – che producono il randagismo e le istituzioni da decenni non fanno nulla di serio per contrastarlo”. Sono mancate insomma, secondo Panni, le campagne di sterilizzazione, quelle di microchippatura e quelle educative. Ma anche i controlli sulle strutture: “non di rado – sottolinea – i contributi per l’adozione di un cane scatenano la corsa a richieste di adozione pretestuose, fatte alla ricerca di soldi e non per avere la compagnia di un cane”.
Dopo l’ennesimo rimpallo di responsabilità, che su questo tema sembra essere la regola in tutta Italia, rimane da chiedersi come affrontare ora il problema. Forse gioverebbe anche mettersi nei panni di chi avrebbe bisogno di servizi sociali (pensiamo per esempio a quelli per gli anziani, spesso abbandonati a sé stessi) e non può usufruirne perchè il proprio comune non ha soldi per loro
Più soldi ai randagi che ai cittadini
Nel 2012 il Comune di Arnara ha speso 15mila euro per i cani senza collare, solo 10 mila per l’assistenza. Più soldi per i cani randagi che per i servizi sociali. Accade ad Arnara, paesino di 2500 abitanti, in Ciociaria, dove l’amministrazione comunale ha più risorse da destinare agli amici a quattro zampe abbandonati che ai cittadini bisognosi di assistenza domiciliare.
«POCHI FONDI» – Poche migliaia di euro (in tutto appena dieci) per l’assistenza domiciliare. Meno di quelle destinate ai cani senza collare, che devono essere accalappiati e portati nei canili della zona, dove vengono mantenuti a spese del Comune. A denunciarlo è il vicesindaco di Arnara, Adriano Roma (Pdl), già consigliere d’amministrazione dell’Astral e consigliere regionale nel finale della passata legislatura dopo le dimissioni di Franco Fiorito. «L’anno scorso – si sfoga Roma – abbiamo speso diecimila euro per l’assistenza domiciliare, mentre per 16 cani randagi abbiamo sostenuto costi per circa 15mila euro. E prima del 2012 la differenza, a vantaggio dei cani, era ancora maggiore».
FONDI INSUFFICIENTI – «Così non si può più andare avanti – continua Roma -, non abbiamo fondi sufficienti e non sappiamo cosa fare. Non si può governare un paese, il nostro come tanti altri nelle stesse condizioni, in questo modo. Andiamo avanti con grandi difficoltà. Chiediamo finanziamenti alla Regione – conclude -, ma non riceviamo nulla».
RANDAGI IN AUMENTO – Ad Arnara i cani randagi sono in aumento (il Comune si affida all’unione «Paesi della Ciociaria» – costituita tra Arnara, Pofi, Ripi, Strangolagalli e Torrice – per il ricovero e il mantenimento dei cani catturati sul territorio comunale), così come le persone che si rivolgono al Municipio per l’assistenza sociale. Un grosso aiuto per fronteggiare il fenomeno del randagismo in questo piccolo Comune del Frusinate lo sta assicurando Serena Testani, una volontaria del posto con la passione per i cani. È lei, spesso, a prendersi cura di quelli senza collare, preoccupandosi anche di farli adottare in tutta Italia attraverso annunci pubblicati su Internet. L’anno scorso ne ha «accuditi» oltre venti. A volte anche sostenendo di persona le spese per vaccini e quant’altro. «In questi giorni – spiega – ne ho mandati altri cinque tra Bergamo, Milano Trento e Livorno. Sono venuti qui anche da Venezia per adottare un cane. In questi ultimi tempi stiamo registrando un boom di cani randagi. È un impegno difficile, perché i canili sono pieni e le risorse scarseggiano». Mai come per i servizi sociali.
«Colpa di mancata lotta al randagismo»
Polemiche in Ciociaria per le accuse al Comune di Arnara. L’Acl: un cane senza collare costa alle amministrazioni mille euro l’anno. «Quando per anni si gestisce male un problema è inutile poi lamentarsi degli effetti. Il randagismo non è altro che il risultato del comportamento delle persone». Lo sostiene la presidente dell’associazione canili Lazio Onlus, Simonetta Panni, dopo la denuncia del vicesindaco di Arnara (Frosinone), Adriano Roma. L’esponente politico di Forza Italia, nei giorni scorsi, aveva lanciato l’allarme rivelando che il suo Comune spende più soldi per i cani randagi che per i servizi sociali. Un intervento che ora scatena qualche polemica.
ISTITUZIONI COLPEVOLI – L’Acl punta il dito contro le istituzioni accusandole di non affrontare seriamente il fenomeno del randagismo. « Sono i cittadini – continua Panni – che producono il randagismo e le istituzioni da decenni non fanno nulla di serio per contrastarlo». Secondo l’associazione canili laziali, un cane senza collare, se il padrone non va a riprenderlo, costa al Comune mille euro l’anno, mentre una cucciolata da due a dodicimila euro se i cuccioli non vengono adottati entro dodici mesi. «Occorre suscitare vergogna – aggiunge Panni – per comportamenti irresponsabili e crudeli che danneggiano la collettività e gli animali».
ACCUSE AI COMUNI – Dotare un cane di un microchip costa 30 euro, cinque volte tanto per sterilizzarlo. «Ma dove sono – si domanda la responsabile dell’Acl – le campagne di sterilizzazione? I cani abbandonati sono solo le vittime che pagano con la prigionia e, spesso con la morte, la superficialità delle persone». Poi stigmatizza il comportamento dei Comuni. «Non controllano il benessere dei cani in canile – attacca Panni – e non di rado i contributi per l’adozione di un cane scatenano la corsa a richieste di adozione pretestuose, fatte alla ricerca di soldi e non per avere la compagnia di un cane».
«FENOMENO GESTITO MALE» – Per l’Acl il fenomeno, nel Frusinate è solo la conseguenza di politiche sbagliate. «La spesa per i cani randagi in Ciociaria è elevata perché il fenomeno è stato gestito male. E non risulta – incalza l’associazione – che il Comune di Arnara abbia mai effettuato una seria prevenzione del randagismo attraverso campagne di microchippatura e sterilizzazione». Chiarissimo. Ma resta difficile convincere chi, ad Arnara, non riesce ad avere un adeguato sostegno per i servizi sociali, perché il Comune non ha fondi sufficienti per tutte le esigenze. Come, invece, avviene per i cani randagi.
Tratto da Corriere della sera e Bighunter – 12 ottobre 2013