Riforma Pa. Madia: sindacati informati, su taglio permessi no a conflitto interessi. Entro lunedì il testo al Quirinale per la firma
I sindacati sono stati informati nel merito sulla riforma della pubblica amministrazione, il dibattito non sia condizionato dalla questione dei permessi sindacali “su cui c’è un conflitto di interessi” da parte dei sindacati stessi. Lo ha detto il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia. Rispondendo alle obiezioni dei sindacati che nei giorni scorsi hanno fatto sapere di non conoscere ancora nel merito i testi della riforma, Madia ha detto: “io ho mandato ai sindacati un documento di undici pagine molto specifico, ci siamo visti prima del Consiglio dei ministri e ho anche recepito da loro alcune cose. Il sindacato se vuole può già partecipare nel merito”, ha aggiunto. Secondo Madia, “questo è il tipo di confronto che mi aspetto dal sindacato, non un confronto condizionato dalla questione dei permessi sindacali su cui c’è anche un conflitto di interessi”.
La riforma della Pa è un “testo de corposo e importante: sta finendo l’iter di coordinamento formale. Già oggi o lunedì verrà firmato dal presidente della Repubblica”. Così il ministro Marianna Madia in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il decreto legge sulla pubblica amministrazione è stato spacchettato. E’ quanto spiega il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia in conferenza stampa spiegano i provvedimenti approvati la scorsa settimana. “E’ una cosa cosa decisa nel Consiglio dei ministri del 13 giugno. La parte sulla P.a. sarà divisa da quella sulla competitività. Saranno due decreti”.
“Abbiamo atteso la bollinatura del Mef che deve verificare le coperture, ma non bisogna preoccuparsi: non c’e’ nessuna obiezione e nessun rilievo da parte del Quirinale, l’impianto presentato e’ saldo”
Madia ha ribadito che il governo intende “semplificare la Pa e farla diventare attuale e piu’ rispondente ai nostri tempi. Il Paese lo chiede con grande forza – aggiunge – e oggi c’ e’ un premier che ha messo la riforma come priorità assoluta e non si ferma davanti le resistenze. Il fatto che l’ elettorato e’ sempre piu’ mobile e questo da’ al governo maggiore libertà di agire dove deve agire”.
Riferendosi alle polemiche sul cambio generazionale, Madia ha aggiunto che “non per forza giovane e’ meglio di anziano, ma l’ idea e’ che ne serva una piu’ moderna e digitalizzata, servono competenze di nuova generazione e su questo sia io che il premier ci siamo soffermati sul fatto di aprire alle nuove generazioni un canale per chi non ha avuto fino a oggi la possibilita’ di accedere alla P.A. Abbiamo reso piu’ flessibile il turn-over e facilitato il part-time perche’ nuove generazioni sono portatrici di nuove competenze”. Infine, ha concluso, “i percorsi di carriera non saranno piu’ automatici ma mobili, con incarichi non sempre piu’ importanti e il conferimento dipende dalla valutazione degli incarichi precedenti”.
Nel pacchetto della riforma della Pubblica Amministrazione “è previsto un censimento delle esternalizzazioni delle P.a”. Lo ha detto il ministro della P.a Marianna Madia rispondendo a Radio anch’io alle critiche di Luigi Angeletti sul rinvio al taglio delle centrali appaltanti. “Le amministrazioni – ha spiegato Madia – devono rispondere cosa appaltano fuori e questa è la pre-condizione per diminuire le esternalizzazioni che, sono d’accordo con Angeletti vanno diminuite”. Quanto al rinvio del divieto per la P.a di non richiedere documenti o atti di cui è già in possesso, Madia ha spiegato: “Noi vogliamo andare oltre la logica del documento, dobbiamo digitalizzare la P.a”. (Agi e Ansa)
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Pa, ritocchi alla riforma su magistrati e permessi sindacali. Potrebbero essere stralciate alcune norme non urgenti
A una settimana dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso, non sono ancora approdati alla Gazzetta ufficiale i testi del decreto legge di riforma della pubblica amministrazione e di quello sulla competitività delle imprese. Il pacchetto era stato approvato dal Consiglio dei ministri tutto insieme, senza ulteriori specificazioni nel comunicato finale; ma subito era apparso chiaro – data l’avversione del Quirinale verso i provvedimenti omnibus – che sarebbe stato diviso quanto meno in due testi: Pa e semplificazioni da una parte, sviluppo e competitività dall’altra. Anche i provvedimenti “spacchettati” però sono oggetto di un esame attento da parte della presidenza della Repubblica, alla quale comunque i testi sono effettivamente arrivati solo nelle ultime ore. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione la versione finale non conterrà novità eclatanti, ma ci saranno piccoli ritocchi, mentre alcuni articoli all’ultimo momento potrebbero essere stralciati perché privi del carattere di urgenza.
Per le nuove regole previdenziali da applicare ai magistrati, che comportano l’uscita a 70 anni e quindi – potenzialmente – l’uscita di scena dei vertici di molti uffici giudiziari ci sarà un anno in più di regime transitorio: il divieto di trattenimento in servizio partirà solo dal 2017. Uno slittamento ben più limitato toccherà la norma sul dimezzamento dei permessi sindacali, che dovrebbe scattare a settembre, un mese dopo rispetto a quanto originariamente previsto.
Le pressioni. In queste ore ci sono naturalmente pressioni per aggiustamenti delle norme che risultano penalizzanti per particolari categorie. È il caso ad esempio degli avvocati dello Stato, che vorrebbero almeno limitare il pesante taglio degli emolumenti legati alle vittorie nei procedimenti. Ed ha scatenato proteste anche la chiusura delle sedi staccate dei Tar.
Ma l’attenzione del Quirinale è soprattutto su alcune norme che potrebbero non possedere i requisiti di necessità e urgenza necessari almeno sulla carta per l’inserimento nel decreto legge. È il caso ad esempio dell’articolo 2 relativo agli incarichi direttivi ai magistrati, delle novità in materia di Autorità indipendenti, alla riforma del Formez ed all’unificazione delle scuole della pubblica amministrazione. Qualcuno di questi punti potrebbe essere stralciato e dirottato verso il disegno di legge delega.
Sicuramente non cambierà l’impianto complessivo della riforma, incentrato su alcuni principi-base: il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione e la mobilità dei dipendenti, volontaria ma anche obbligatoria in un raggio di cinquanta chilometri dal luogo della originaria sede di lavoro. Il riassetto della dirigenza è invece incluso nel disegno di legge delega, anche se si trova già nel decreto ad esempio il divieto di attribuire incarichi dirigenziali a personale già in pensione.
Del decreto fanno parte anche alcune semplificazioni per i cittadini, come la possibilità per i malati cronici di usare la stessa prescrizione medica senza doverla continuamente rinnovare.
Il Messaggero – 20 giugno 2014