Si punta a modificare il nodo riguardante la dirigenza pubblica. Nel provvedimento c’è anche l’introduzione della staffetta generazionale “a costo zero per le Casse dello Stato” per i lavoratori prossimi alla pensione. Sono oltre 2mila le proposte emendative depositate in Commissione Affari Costituzionali alla Camera al disegno di legge delega di riforma della pubblica amministrazione approvato in prima lettura dal Senato. Il capitolo maggiormente nel mirino dei deputati riguarda la dirigenza pubblica per la quale si preme per specificare che la decadenza dal nuovo ruolo unico si verifichi solo in esito ad una valutazione negativa del dirigente. Numerose richieste di modifica anche per i segretari comunali, forestali e per il riordino delle funzioni di polizia locale. Alla Camera si punta ancora a correggere il nodo della staffetta generazionale dato che, per come è stata formulata, appare poco conveniente per il lavoratore.
Gli emendamenti sono stati avanzati da diversi gruppi e riguardano «soprattutto l’articolo sulla dirigenza». La deputata del Pd, Simonetta Rubinato, ne riassume due che prendono spunto da fatti di cronaca: «Il dipendente pubblico che sia stato condannato, in via definitiva, per reati contro la Pa non può essere reintegrato nel suo posto di lavoro — spiega — anche nei casi di patteggiamento, incluse condanne inferiori ai due anni. E vizi formali, come le violazioni dei termini di avvio del procedimento disciplinare, non possono impedire il licenziamento».
Inoltre per quanto riguarda la dirigenza il ddl contempla l’introduzione del ruolo unico e la licenziabilità del dirigente privo di incarico. A regime, la dirigenza sarà articolata infatti in ruoli unificati e coordinati, accomunati da requisiti omogenei di accesso e sono previste procedure analoghe di reclutamento «basate sul merito e la formazione continua» e «caratterizzate dalla piena mobilità tra i ruoli».
Per quanto riguarda la dirigenza, il testo prevede che questa sarà articolata infatti in ruoli unificati e coordinati, accomunati da requisiti omogenei di accesso e da procedure analoghe di reclutamento «basate sul merito e la formazione continua» e «caratterizzate dalla piena mobilità tra i ruoli». Se privi di incarico, i dirigenti verranno collocati in disponibilità e, dopo un certo periodo di tempo ancora da definire, decadranno dal ruolo unico. Questo riguarderà le amministrazioni statali, gli enti pubblici non economici nazionali, le università statali, gli enti pubblici di ricerca e le agenzie governative. Gli incarichi dei dirigenti pubblici avranno una durata di 4 anni rinnovabili senza procedura selettiva per altri due anni ma «per una sola volta».
Medicina fiscale. Il provvedimento contiene anche «norme in materia di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione l’esercizio dell’azione disciplinare» nonchè la costituzione di un polo unico della medicina fiscale: all’Inps saranno attribuite le competenze e le risorse, previa intesa in Conferenza unificata, ora impiegate dalla Pubblica amministrazione.
Stop ai Segretari comunali La maggioranza ha tenuto anche sull’altra misura controversa, quella dell’abolizione del segretario comunale con un temperamento però: nei primi tre anni di attuazione, la riforma prevede comunque una “fase-ponte”, con l’affidamento delle funzioni dei Segretari comunali ai dirigenti del ruolo unico che provengono dall’albo dei Segretari comunali.
Tra le altre novità c’è l’introduzione della staffetta generazionale a costo zero per lo stato (il dipendente potrà chiedere il part-time se vicino alla pensione ma dovrà pagarsi da solo il differenziale di contribuzione per la pensione piena), l’assorbimento del Corpo Forestale dello stato in un altro corpo di polizia (con il mantenimento dell’unitarietà delle funzioni), il riordino delle funzioni di polizia provinciale, la flessibilizzazione dell’orario di lavoro nelle pubbliche amministrazioni con possibilità di ricorso al telelevoro. Via libera anche alla riorganizzazione, anche mediante un possibile accorpamento, delle funzioni svolte dal Pra e dalla Motorizzazione che permetta il rilascio di un documento unico con sia i dati di proprietà sia di circolazione di auto, moto e rimorchi.
Nelle delega c’è poi il riordino o soppressione di uffici e organismi che, in base alle ricognizioni già previste per legge, risultino inutili o in deficit. Il testo parla del disboscamento degli enti per cui si registrino «disfunzioni organizzative o finanziarie o duplicazioni di funzioni o strutture». Tra le misure approvate c’è anche il taglio delle prefetture e all’istituzione degli uffici territoriali dello Stato, quale punto di contatto tra cittadini e amministrazione periferica (conservatorie, sedi dell’Agenzia del Demanio, distacchi ministeriali, sovraintendenze, Rgs).
da PensioniOggi e Corriere della Sera – 10 giugno 2015