di Alda Vanzan, dal Gazzettino. La quinta commissione consiliare della Regione Veneto non fa niente. Latita. A dirlo, ovviamente non in questi termini, non è un signor qualunque, bensì il direttore generale dell’Area Sanità e Sociale della Regione, Domenico Mantoan: l’ha messo pure per iscritto e protocollato. La lettera è indirizzata al presidente della commissione, lo zaiano Fabrizio Boron: “Scrupolo istituzionale impone di rilevare che ad oggi risultano ancora all’attenzione dei commissari importanti proposte di delibere la cui adozione comporta significative ricadute per l’organizzazione del Sistema sanitario regionale”. Dopodiché Mantoan lancia l’avviso: o vi date una mossa o, in base alle legge, procediamo comunque. Ma non c’è solo Mantoan a premere sulla commissione: risulta che il governatore Zaia abbia dato una sorta di ultimatum per chiudere la partita dell’Azienda Zero – e andare al voto in aula a maggio, prima delle elezioni comunali, tanto che in questi giorni si susseguono riunioni di maggioranza.
Guardacaso senza il coinvolgimento di Mantoan. Il presidente della quinta commissione, Boron, risponde tranquillo: «Sul progetto Zaia ci ha chiesto di correre veloce, stiamo aggiustando il testo col maxiemendamento e conto di calendarizzare l’argomento da metà aprile. Ho anche ottenuto di riunire la commissione per 3 giorni di fila». E in cosa consistono questi aggiustamenti? «Viene ribadito che la programmazione sanitaria rimane in capo a giunta e consiglio; le conferenze dei sindaci rimangono; il direttore del sociale rimane. Abbiamo interrotto il lavoro perché c’era la sessione di bilancio».
E la lettera di Mantoan? «Era riservata personale e mi stupisco che ce l’abbiano i giornalisti». All’accusa di non fare niente cosa risponde? «Forse c’è qualcosa che interessa a qualcuno. In ogni caso non mi faccio dare pressioni da nessuno». Mai s’era visto uno scontro così pesante tra i due palazzi della politica veneta… Leggi tutto l’articolo del Gazzettino (2 aprile 2016)
Scontro tra Mantoan e il Consiglio. «Lenti». «Indebite pressioni». Lettere di fuoco in Regione
dal Corriere del Veneto. Uno scontro istituzionale in piena regola. È quello scoppiato fra una sponda e l’altra del Canal Grande, con un tecnico di palazzo Balbi (Domenico Mantoan, direttore generale dell’Area sanità e sociale) che richiama all’ordine i politici di Ferro Fini (lo zaiano Fabrizio Boron e la commissione Sanità da lui presieduta), accusandoli sostanzialmente di essere lenti se non addirittura inadempienti.
«Sarebbe come se un dirigente ministeriale mandasse una nota di rimprovero a un deputato o ad un senatore, bypassando i suoi superiori, il ministro del suo dicastero, quello dei rapporti con il Parlamento e il premier», osserva un decano del palazzo del consiglio, da cui difatti è partita una contro-lettera di fuoco indirizzata alla sede della giunta nelle sue varie articolazioni, in cui viene affermata l’insindacabilità dell’operato dell’organo legislativo.
La missiva risale al 7 marzo. Mantoan si rivolge a Boron per lamentare la perdurante pendenza in commissione di «diverse e importanti proposte di deliberazione» e avverte che, in mancanza di un riscontro entro trenta giorni alle istanze dell’esecutivo, «si ritiene possibile applicare l’articolo 16 della legge 241/1990 che consente alla giunta regionale di procedere prescindendo dal parere della commissione».
Il direttore generale invia il testo, ma solo per conoscenza, al segretario generale della programmazione Luca Felletti e al segretario della giunta Mario Caramel, lasciando invece all’oscuro gli assessori Luca Coletto (Sanità) e Federico Caner (Rapporti con il consiglio regionale) e il governatore Luca Zaia.
«Cose mai viste – commenta ora Boron – perché da sempre i dirigenti scrivono ai dirigenti e i politici scrivono ai politici. Qui siamo di fronte ad una stortura e ad una irritualità che si pongono fuori dalle regole. Il lavoro delle commissioni e del consiglio si basa su precisi regolamenti. Oltre quelli non accetto pressioni da nessuno. Per questo ho risposto a stretto giro, con una lettera che tra l’altro puntualizza come la legge sul procedimento amministrativo, citata dal dottor Mantoan, non c’entri nulla con questo caso».
La replica è stata vagliata ed avallata anche dall’ufficio legislativo di Ferro Fini, giusto per dare un’idea del conflitto in corso col Balbi, che al momento liquida la vicenda con un secco «no comment». È chiaro a tutti che non si tratta di un duello sulla forma, ma sulla sostanza. Il riferimento di Mantoan alle «proposte di deliberazione» lascia intende che nel mirino siano le presunte lungaggini della commissione sui tre dossier trasmessi dalla giunta e tuttora all’esame dei consiglieri: trasferimento dello Iov da Padova a Castelfranco Veneto, cure palliative e valutazione dei dg di Usl e aziende ospedaliere. Ma c’è chi vede nell’impantanamento del progetto di legge sull’Azienda Zero il vero motivo dell’attacco, visto che il maxi-emendamento della maggioranza (che ridà centralità al sociale, alle conferenze dei sindaci e alla programmazione di giunta e consiglio) sarebbe stato concordato con Coletto in spregio alla linea indicata da Mantoan.
«Mi pare evidente che sotto accusa è la confusione politica della maggioranza», osserva il dem Claudio Sinigaglia.
«Alle nostre puntuali domande in commissione l’assessore e il direttore generale davano risposte diametralmente opposte», aggiunge il pentastellato Jacopo Berti. E cosa dice il presidente Roberto Ciambetti? «Avendo vissuto anche altre due legislature, posso assicurare che in questi mesi il consiglio e le commissioni stanno lavorando parecchio». (Il Corriere del Veneto)
2 – 3 aprile 2016