di Roberto Turno. Un debito a breve termine verso i fornitori di almeno 27,5 mld, che sebbene in calo del 20% resta una faticosa montagna da scalare. E un indebitamento a medio e lungo termine per 23,7 mld, in crescita dell’8,5%, fatto di mutui, prestiti obbligazionari e anticipazioni dal Mef con restituzioni anche in 30 anni. Continuano a navigare in acque agitate i conti di asl e ospedali, proprio mentre regioni e Governo stanno per concordare l’azzeramento dell’aumento di 2,2 mld di fondi per il 2015 in omaggio ai tagli da 4 mld ai conti locali imposti dalla manovra. In pratica, un nuovo taglio, cui si aggiunge la riduzione di 500 mln delle risorse per gli investimenti. A dare la misura dell’indebitamento degli enti sanitari è la relazione della Corte dei conti che fotografa la situazione finanziaria del Ssn a livello regionale nel 2013.
Un check che dà conto di un indebitamento totale da 50 mld. Un campanello d’allarme sulla tenuta del sistema sanitario, tanto più se si aggiungessero i 20 mld di altre due partite finanziarie in qualche modo scoperte: 17,2 mld tra debiti verso Stato, comuni, dipendenti, enti di previdenza e varie partite fiscali aperte; altri 3,3mldcomeanticipazionidegliistituti tesorieri per tamponare le emergenzedicassa,perleaslquasiil pane quotidiano. Segno di un sistema che fatica a macinare i servizi da riservare agli italiani, come la stessa Corte dei conti ammette: i tagli al Ssn in questi anni sono stati eccessivi e stanno mettendo pericolosamente a rischio i servizi e la qualità quantità dell’assistenza.
La foto scattata dalla magistratura contabile è impietosa. La drastica riduzionedeldebitoversoifornitori nel 2013 è il risultato anzitutto della massadiliquiditàmessaincampoin due riprese dal Governo con altrettanti decreti, ai quali le regioni hanno aggiunto del proprio. Ed è chiaro che quei 27,5 mld circa di debiti a fine 2013 si sono ancora ridotti nel 2014, ma per un’entità tutta da definire. Nonostante questo, l’imponenza del debito resta elevatissima e rischia di crescere proprio a causa dei tagli in arrivo anche quest’anno.
Resta il fatto che la situazione è a macchia di leopardo tra le regioni, dai quasi 6 mld del Lazio e i 3,8 della Campania ai 74mila euro di Bolzano. Ma con un tasso di abbattimento del debito dall’anno prima che è sceso del 33% in Emilia e del 32% in Campania, contro il 9,6% della Sardegna e il 12% della Sicilia. La massa preponderante del debito (21,7mld) siannidatraleregioniordinarie, dove però il calo nel 2013 è stato più sensibile: il 30,6%. Cifre che però trascurano l’indebitamento di Toscana e Calabria, non pervenuto in tempo alla Corte, dove è ipotizzabile complessivamente un debito di almeno 3 mld.
Una montagna da scalare tanto più grande per le Regioni quanto schiacciante resta nei bilanci regionali il peso della spesa sanitaria rispetto alla spesa corrente totale. Per pagamenti la sanità valeva in media nel 2013 il 74,8%,ma pesava per l’83% in media nelle regioni ordinarie e il 46,8% in quelle speciali, col picco massimo dell’88% in Toscana e quello minimo del 21,6% in Valle d’Aosta. Segno che la sanità resta il cuoredellafinanzaregionale,maun cuore che con i tagli diventa sempre più pericolosamente debole.
Il Sole 24 Ore – 25 gennaio 2015