La Conferenza Stato Regioni ha approvato ieri il Piano nazionale della Prevenzione 2014-2018. Dopo qualche limatura che accoglie le proposte emendative delle Regioni la versione definitiva del Piano ha avuto il via libera. Le tappe. Il Pnp dovrà essere adottato con una delibera ad hoc dalle Regioni entro il 31 dicembre 2014. Le Regioni si impegnano ad adottare entro il 31 maggio 2015 il piano regionale di prevenzione per la realizzazione del Pnp 2014-2018 attraverso i programmi individuati sulla base di quanto disposto dal provvedimento. Ossia: le Regioni dovranno applicare nella elaborazione del Prp la visione i principi, la priorità e la struttura del Pnp; dovranno inoltre disporre al preliminare individuazione dei programmi regionali, il più possibile integrati e trasversali rispetto ad obiettivi e azioni, con i quali si intende attuare tutti i macro obiettivi e tutti gli obiettivi centrali. Il testo
Infine dovranno definire gli elementi, di contesto, profilo d salute, trend dei fenomeni e continuità di quanto realizzato con il precedente Prn, funzionali ai programmi regionali individuati.
I criteri per la stesura, la valutazione e la certificazione dei vari Piani regionali della prevenzione dovranno essere individuati con un Accordo Stato Regioni entro il 31 gennaio 2015 (e chiaramente non più entro il 30 ottobre come previsto nelle precedenti versioni). Sul piatto ci sono 200 milioni di euro già destinati alla sua attuazione, come previsto dall’Intesa sottoscritta nel 2005, oltre alle risorse per la realizzazione degli obiettivi del Piano sanitario nazionale anch’esse già previste dalla legge.
Sono sei i punti cardine del Piano 2014-2018.
La promozione della salute e della prevenzione attraverso azioni che si dispiegheranno nei prossimi cinque anni, prevedendo per le Regioni la possibilità di una programmazione frazionata in due periodi temporali con una valutazione periodica centrale e regionale, dello stato di realizzazione degli interventi attuati.
La fissazione degli obiettivi prioritari supportati da azioni e strategie evidence based. Questo comporterà il coinvolgimento delle rete Evidence based prevention, già implementata dalla legge.
La definizione di cinque macro obiettivi di salute e con la loro valutazione attraverso la misurazione degli outcome o degli early-outcome raggiunti o degli out put dei processi sanitari per i quali sia dimostrabile una relazione tra out put e outcome.
Il recepimento di obiettivi sottoscritti a livello internazionale e di quelli già decisi nei piani nazionali di settore per garantire un approccio a 360 gradi della sanità pubblica.
Garantire la trasversalità degli interventi tra i diversi settori, istituzioni, servizi, aree organizzative.
La messa a regime di registri e sorveglianze come elementi infrastrutturali indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi di salute.
Dieci i quadri logici centrali, corrispondenti ad altrettante priorità: ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili; prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali; promuovere il benessere mentale in bambini, adolescenti e giovani; prevenire le dipendenze da sostanze; prevenire gli incidenti domestici; prevenire gli incidenti stradali; prevenire gli infortuni e le malattie professionali; ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute; ridurre la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie; attuare il piano integrato dei controlli per la prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria.
Tra i macrobiettivi del Pnp è indicata quindi l’attuazione del Piano nazionale integrato dei controlli per la prevenzione in sicurezza alimentare e sanità veterinaria.
Il Piano fissa i principi nel campo della prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria elencando gli obiettivi e i mezzi per perseguirli. Il Piano richiama e valorizza la scelta di campo dell’Italia di collocare il sistema dei controlli veterinari e di igiene degli alimenti in ambito sanitario, in ragione del prevalente interesse dela salute pubblica. Si tratta di un’attività di prevenzione che in Italia assorbe circa il 3% del Fondo sanitario nazionale. “L’esercizio di questa attività di prevenzione, si legge nelle premesse del documento, risulta pertanto essre tanto più efficace per la salute umana e degli animali da reddito, tanto più riduce i costi che il Ssn deve sostenere per affrontare “a valle” la cura delle patologie veicolate dall’uomo e dagli animali e le relative ricadute economiche e sociali, e quano più riesce a fornire il proprio contributo alla qualificazione delle produzioni alimentari italiane sui mercati internazionali”.
Quotidiano sanità – 13 novembre 2014