Tutele per il dipendente pubblico che denuncia illegalità? Alla fine il licenziato potrebbe essere lui
Il dipendente pubblico che denuncia o riferisce condotte illegali, recita l’articolo del ddl anticorruzione approvato ieri alla Camera, «non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto a una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia». La norma prevede inoltre che «l’identità del segnalante non può essere rivelata, senza il suo consenso, fino alla contestazione dell’addebito disciplinare». Quindi il dipendente “spione” se non riceverà premi, come era parso in un primo momento, sarà in ogni caso tutelato. Siamo sicuri? Il via libera a un emendamento del Pdl ha fatto sì che la misura prevedesse anche sanzioni per il dipendente pubblico che calunnia o diffama i propri colleghi o superiori.
Il dipendente in questione rischia non solo sanzioni fino al licenziamento, ma dovrà anche risarcire di tasca propria gli illeciti segnalati che si dimostreranno infondati. L’emendamento al ddl anticorruzione si oppone e andrebbe a modificare l’articolo del provvedimento che introduce tutele per i dipendenti pubblici che segnalano illeciti. Chi sarebbe deputato infatti a stabilire la veridicità o meno della denuncia? I rischi che il contenuto dell’emendamento comporta sono evidenti.
«Ma è giusto – spiega il capogruppo Pdl in Commissione Giustizia Francesco Paolo Sisto, lasciando il comitato dei diciotto – prevedere, anche in sede civile, sanzioni per i casi di responsabilità a titolo di calunnia o diffamazione». Sisto è lo stesso deputato che ha riproposto l’emendamento sulla concussione, contestabile ai soli fini patrimoniali, che cancellerebbe in caso di approvazione processi “famosi” con imputati eccellenti proprio per concussione e per prostituzione minorile.
a cura di Sivemp Veneto – 6 giugno 2012 – riproduzione riservata