Dopo una riunione durata oltre 7 ore, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera poco prima dell’una di notte al decreto legge sui tagli alle spese della Pubblica amministrazione, la cosiddetta «spending review». Nella notte il presidente del Consiglio Monti i ministri e il commissario Bondi hanno tenuto una conferenza stampa sui contenuti del provvedimento. «Abbiamo varato un paio di settimane fa il primo decreto legge di questa serie spending review e quella di oggi è una seconda e principale rata di intervento di spending review» ha detto il presidente del consiglio. Ce ne sarà una terza nelle prossime settimane. Il comunicato di Palazzo Chigi con la sintesi dei provvedimenti. Il decalogo dei tagli
L’ulteriore decreto riguarderà «le agevolazioni fiscali e la revisione strutturale della spesa e dei contributi pubblici, sulla base delle relazioni fatte da Amato e Giavazzi».
QUANTO VALE – «Il risparmio del decreto sarà di 4,5 miliardi per il 2012 e di 10,5 miliardi nel 2013 e di 11 miliardi per il 2014» ha detto Monti. Il governo ha deciso di « scartare la via più semplice dei tagli lineari per accingersi su quella più complessa, ma strutturalmente più proficua, dell’analisi della struttura della spesa. Tutti i ministri hanno dato prova di un grandissimo senso di responsabilità nel dare il loro contributo a questa missione collettiva che punta a una maggiore razionalizzazione e efficienza. Il lavoro della spending review «riguarda tutti i settori ma vede nel comparto della spesa sanitaria componente centrale come il pubblico impiego e l’articolazione periferica» dello Stato.
PUBBLICO IMPIEGO – Le razionalizzazione delle piante organiche delle amministrazioni non esaurisce le misure di spending review dedicate al pubblico impiego. Il decreto, infatti, prevede un insieme di misure complementari che, pur nella diversità di contenuto che le caratterizza, perseguono lo stesso obiettivo: la migliore allocazione delle risorse disponibili, nell’ottica dell’efficienza e del buon andamento dell’azione amministrativa. Gli interventi riguardano le spese in materia di parco auto, gli incarichi consulenziali, la disciplina dei buoni pasto, delle ferie, dei riposi spettanti al personale, oltre al sistema di pagamento dei cedolini.
Per quanto riguarda il parco auto si introduce, a partire dal 2013, un limite pari al 50% della spesa sostenuta per il 2011 da applicarsi all’acquisto, manutenzione, noleggio ed esercizio di autovetture, oltre che all’acquisto di buoni taxi. Il limite può essere derogato, per il solo 2013, esclusivamente per i contratti pluriennali già in essere. Altre eccezioni sono previste per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e per i servizi istituzionali di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. I contratti di locazione o noleggio in corso possono essere ceduti alle Forze di polizia e gli autisti sono assegnati a differenti mansioni ovvero, qualora provenienti da altra amministrazione, sono restituiti all’amministrazione di appartenenza.
Si introduce poi il divieto di attribuire incarichi di studio e consulenza a soggetti, già appartenenti ai ruoli dell’amministrazione e collocati in quiescenza, che abbiano svolto, nel corso dell’ultimo anno di servizio, funzioni e attività corrispondenti a quelle oggetto dell’incarico di studio o consulenza. Viene inoltre abrogata la normativa in materia di vice dirigenza.
Per quanto riguarda il valore dei buoni pasto attribuiti al personale, anche di qualifica dirigenziale, viene stabilito a 7 Euro il limite al valore nominale. Tutte le disposizioni normative e contrattuali più favorevoli cessano di avere applicazione a partire dal 1 ottobre 2012.
Le ferie e i riposi spettanti al personale, anche di qualifica dirigenziale, sono obbligatoriamente fruiti secondo quanto prevedono gli ordinamenti dell’amministrazione di appartenenza e in nessun caso danno diritto alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi. La violazione della norma comporta il recupero delle somme indebitamente erogate ed è fonte di responsabilità amministrativa e disciplinare per il dirigente responsabile.
L’ultimo intervento di razionalizzazione riguarda i cedolini. In base all’analisi svolta dal Commissario Bondi, la disomogeneità nei servizi di pagamento delle retribuzioni dei dipendenti pubblici contribuisce all’aumento della spesa pubblica. Per eliminare l’anomalia il decreto stabilisce che le amministrazioni stipulino convenzioni con il MEF per omogeneizzare il sistema di pagamento degli stipendi, oppure rinegozino i contratti vigenti, con un abbattimento del costo del servizio non inferiore al 15%.
PICCOLI OSPEDALI – Non ci sarà il «taglio» che aveva fatto molto discutere. Ma il decreto impone norme di razionalizzazione alle Regioni. Insomma, non sarà il governo a decidere le chiusure ma le Regioni, eventualmente a ridurre e accorpare. «Nessuna chiusura da Roma dei piccoli ospedali – ha detto il ministro Balduzzi – ma razionalizzazione obbligatoria della rete ospedaliera»
IVA – Il recupero di fondi che il decreto garantisce, fa rinviare a luglio 2013 l’aumento dell’Iva che era previsto in autunno.
TAGLI DEL PERSONALE – I tagli di personale interssano tutta la pubblica amministrazione: saranno dell’ordine del 10% per tutti i livelli tranne che per i dirigenti dove è previsto un taglio del 20%. «È stato esteso – ha spiegato il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, – l’approccio già introdotto due settimane fa per la Presidenza del Consiglio e per il ministero delle Finanze di riduzione delle piante organiche: nel complesso del 20% per la dirigenza e del 10% per altri livelli, con la possibiltà di compensazioni tra diversi livelli di amministrazioni».
CONTRATTI NON CONVENIENTI – Le pubbliche amministrazioni potranno rescindere contratti di lungo periodo non più convenienti che dovessero risultare troppo onerosi per quanto riguarda l’acquisto di beni e servizi.
PROVINCE – Contrariamente alle voci circolate nelle ore prima del Cdm, il decreto interviene anche sulle province, prevedendone la riduzione e l’accorpamento, con l’obiettivo di dimezzare il numero attuale.
ESODATI – Il decreto legge, ha aggiunto Monti, «estende la clausola di salvaguardia ad altri 55 mila soggetti che hanno maturato i requisiti successivamente al dicembre 2011. L’importo complessivo è di 1,2 miliardi a partire dal 2014». All’accorpamento e riduzione si giunge attraverso una procedura che vede il ruolo attivo degli Enti territoriali. Il Governo trasmette al Consiglio delle autonomie locali, istituito in ogni regione, la propria deliberazione con i criteri. Successivamente, ogni Consiglio approva il piano di riduzione entro 40 giorni. Entro la fine dell’anno sarà completato il piano di accorpamenti. I Comuni capoluogo di Regione sono esclusi dagli interventi di accorpamento e riduzione.
6 luglio 2012 – riproduzione riservata