Il Veneto e la rabbia. Perché la fine di un’emergenza sanitaria viene comunicata dall’assessore alla caccia?
La rabbia silvestre non è un problema sanitario. Questa sembra essere la singolare convinzione della Regione Veneto che ha pensato bene di affidare l’annuncio ufficiale dell’uscita del territorio regionale dalle zone a rischio rabbia – e il riacquistato status di indennità dell’intero territorio nazionale – all’assessore regionale alla caccia, Daniele Stival. Ma come, abbiamo pensato, l’unico comunicato della Regione – che aveva ricevuto la circostanziata nota del ministero della Salute con tutti i crismi dell’ufficialità il giorno precedente – è quello rivolto al mondo venatorio, giustamente, per carità, gratificato da Stival per la collaborazione e l’opera di “monitoraggio” delle campagne vaccinali?
Possibile che le autorità sanitarie di questa Regione – assessorato, segreteria generale e Unità di progetto veterinaria – non abbiano proprio voce in capitolo in quella che è stata, soprattutto in alcune province, un’emergenza che ha seriamente impegnato, per anni, i servizi veterinari delle Asl e l’Istituto zooprofilattico delle Venezie?
Pur con tutta la simpatia per l’assessore Stival e il riconoscimento del ruolo svolto dal mondo venatorio, l’annuncio ufficiale della riacquistata indennità doveva essere fatto da chi ha l’autorevolezza “sanitaria” necessaria. A ciascuno le proprie competenze.
Detto questo, l’intervento dell’assessore alla caccia è senz’altro legittimo, come lo sarebbe stato quello del suo collega al Turismo, settore messo a dura prova dall’obbligo di vaccinazione dei cani che ha disincentivato negli anni scorsi più di qualche villeggiante. Ma queste prese di posizione avrebbero dovuto affiancare – non sostituire – l’annuncio ufficiale, tecnico e circostanziato, da parte della sanità pubblica regionale. Di cui invece si è registrata l’inspiegabile assenza.
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21 febbraio 2013 – riproduzione riservata